Il 18 marzo nello stato del Punjab è cominciata una caccia all’uomo, scrive The Hindu, per arrestare Amritpal Singh, uno dei leader del movimento separatista Sikh. Le autorità hanno bloccato le comunicazioni e l’accesso a internet, e impiegato migliaia di poliziotti. A febbraio Singh aveva guidato un attacco contro una stazione di polizia ad Amritsar, e le immagini avevano evocato le rivolte che negli anni ottanta costarono la vita a migliaia di persone. Le tensioni crescono anche nel Kashmir, a causa degli sgomberi e delle demolizioni che stanno colpendo la popolazione musulmana. Secondo il governo centrale il loro scopo è “recuperare” i terreni occupati illegalmente, ma le operazioni sembrano in linea con la politica nazionalista indù del Bharatiya janata party (Bjp) del primo ministro Narendra Modi, che mira a cambiare la composizione demografica dell’unico stato a maggioranza musulmana nel paese. Nel parlamento di New Delhi il Bjp ha chiesto le dimissioni di Rahul Gandhi per aver “diffamato” l’India all’estero. Durante una visita nel Regno Unito, credendo di parlare a microfoni spenti, il leader del partito del Congress aveva detto di temere per la democrazia nel suo paese.

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Questo articolo è uscito sul numero 1504 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati