Sperduta nel deserto dell’Australia Meridionale, la cittadina di Coober Pedy è abitata da 1.500 persone, soprattutto uomini, che vivono in case sottoterra, scavate nell’arenaria. Un modo per proteggersi dalle condizioni estreme del luogo, con temperature che nei giorni d’estate arrivano a 45 gradi di giorno e di notte scendono bruscamente.

Malgrado il clima inospitale, da quando nel 1915 fu scoperto il primo giacimento di opale, la cittadina attira da tutto il mondo persone in cerca di fortuna. L’opale è un minerale prezioso apprezzato per la sua varietà di colori e la sua iridescenza. A seconda del tipo, del colore e del peso il suo prezzo può variare molto. Quello nero, per esempio, è tra i più pregiati e può costare più di quindicimila dollari australiani (quasi diecimila euro) al carato. Si stima che circa il 95 per cento degli opali preziosi venga dall’Australia e il 70 per cento proprio da Coober Pedy.

Il fotografo italiano Mattia Panunzio, che vive in Australia dal 2019, ha passato una decina di giorni nella cittadina australiana a giugno del 2022 per raccontare la vita dei minatori e la loro microsocietà, fotografando i paesaggi polverosi arsi dal sole, gli ingressi e gli interni delle case sotterranee, e i preziosi opali scintillanti (foto Contrasto). ◆

Un campo di opale. Il minerale può trovarsi in superficie, ma anche fino a quasi trenta metri di profondità. Per raggiungerlo i minatori trivellano il terreno. Una volta estratte le gemme, abbandonano i buchi e i cumuli di terra. Oggi a Coober Pedy si contano più di un milione e mezzo di buchi.
Un grosso opale illuminato con la luce ultravioletta
Mick, un minatore. Molti degli uomini che si sono trasferiti a Coober Pedy, oltre alle gemme, cercavano una vita più tranquilla, lontano dalla frenesia della società moderna.
Olaf Brandt, un minatore tedesco di 85 anni, in pensione. Si è trasferito a Coober Pedy nel 1971 con la moglie. Ed è rimasto perché dice di aver “trovato abbastanza opale per vivere, ma non abbastanza per tornare in città”.
L’interno di una casa sotterranea.
Un negozio di opali. Molti minatori ne hanno uno in cui vendono le pietre preziose ai turisti.
L’entrata di una casa sotterranea. Queste strutture sono chiamate dugout (letteralmente “buca” o “trincea”) e oltre alle case ospitano anche bar, hotel e chiese.
La chiesa cattolica di San Pietro e Paolo, inaugurata nel 1967. Nel dopoguerra, molti italiani si sono trasferiti in Australia alla ricerca di migliori condizioni di vita e tanti minatori si sono fermati a Coober Pedy. Ancora oggi c’è un club di minatori italiani, con uno dei migliori ristoranti del posto. Nella cittadina c’è anche la chiesa serba ortodossa di Sant’Elia il profeta, sempre sotterranea, che è diventata una delle maggiori attrazioni turistiche.

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Questo articolo è uscito sul numero 1517 di Internazionale, a pagina 70. Compra questo numero | Abbonati