◆ Quando gli astronauti osservano il Madagascar dalla Stazione spaziale internazionale, la loro attenzione è spesso attirata dai fiumi. Le acque in molti casi sono di un intenso color ruggine a causa della forte presenza di minerali in sospensione, soprattutto dopo periodi di forti precipitazioni dovute ai cicloni. Questa foto mostra il delta del fiume Betsiboka, sulla costa nordoccidentale del paese.

La maggior parte dei fiumi del Madagascar nasce dalle alture nell’interno dell’isola. Qui raccolgono grandi quantità di sedimenti dal suolo ricco di ferro, per poi trasportarli fino a uno dei molti delta sabbiosi che si susseguono lungo la costa. Le aree montuose del paese sono punteggiate di formazioni erosive chiamate lavaka (“buco”, in malgascio). Si tratta di fenditure che si aprono sui fianchi delle alture quando l’acqua si infiltra in profondità nel terreno e degrada il substrato roccioso, fino a trasformarlo in una roccia friabile chiamata saprolite. In seguito possono espandersi sotto l’azione degli agenti atmosferici fino a raggiungere grandi dimensioni.

Le lavaka possono formarsi naturalmente, ma negli ultimi decenni la distruzione di gran parte delle foreste dell’isola per far spazio all’agricoltura e all’allevamento ha accelerato sensibilmente l’erosione del suolo, che oggi rappresenta una delle principali minacce per gli ecosistemi e per l’economia del paese.–Nasa

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Questo articolo è uscito sul numero 1536 di Internazionale, a pagina 107. Compra questo numero | Abbonati