“L’attività umana sta determinando una rapida perdita di biodiversità globale, attraverso il declino di specie singole e la distruzione totale degli ecosistemi”, scrive in un commento la rivista scientifica Science. In alcuni casi gli effetti del disturbo antropico sono indiretti e difficilmente prevedibili. Un esempio è il caso della formica Pheidole megacephala, una specie invasiva originaria delle Mauritius. La formica è stata diffusa involontariamente dagli esseri umani e ha raggiunto diverse parti del mondo, compresa l’area protetta di Ol Pejeta, in Kenya, dove ha alterato i rapporti tra predatori e prede della savana africana. La specie ha infatti preso il posto delle formiche locali del genere Crematogaster, che vivono sugli alberi di acacia e li proteggono dagli erbivori. Ne hanno approfittato gli elefanti, che hanno abbattuto gli alberi per nutrirsene. Una volta scomparse le acacie, i leoni non hanno più potuto usarle per nascondersi e tendere agguati alle zebre. I predatori hanno quindi cominciato a cacciare più spesso i bufali, più lenti ma più pericolosi. L’arrivo di una formica non autoctona ha quindi finito per danneggiare i bufali. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1548 di Internazionale, a pagina 97. Compra questo numero | Abbonati