“Gli Idles non sono un gruppo punk”, ha detto una volta il loro frontman Joe Talbot, anche se a dire il vero si comportano e suonano molto come un gruppo punk. Nei primi album inveivano contro il governo britannico, l’austerità, la Brexit e il servizio sanitario nazionale. Davano voce a una generazione completamente abbandonata dalla politica. In seguito si sono allontanati da questi temi perché volevano uccidere l’idea che tutti avevano di loro. In Crawler del 2021 hanno prediletto un suono più minimale in cui Talbot esplorava esperienze personali come l’incidente automobilistico in cui è quasi morto. Ora, affiancati da Nigel Godrich, lo stesso produttore dei Radiohead, hanno preso una direzione più entusiasmante. In Tangk la voce diventa più evocativa, permettendo ai testi, opachi e poetici, di non soffocare nella musica. Il brano A gospel è un esempio calzante, con quell’apertura da ninna nanna che poi assume toni jazz. Il disco ci offre una versione più compassionevole ed empatica di una band che sembra in cerca di un po’ di pace dopo anni di tumulto, ma nonostante questo gli Idles sembrano non avere ancora perso il loro cuore punk.
Elizabeth Aubrey, Record Collector

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Questo articolo è uscito sul numero 1550 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati