Michigan, 1 febbraio (Rebecca Cook, Reuters/Contrasto)

Il 27 febbraio in Michigan si sono tenute le primarie del Partito democratico per le presidenziali di novembre. La vittoria del presidente Joe Biden non era in discussione, visto che i suoi unici sfidanti, Marianne Williamson e Dean Phillips, hanno uno scarso sostegno. Ma il voto era importante per capire il consenso del presidente in uno stato che sarà decisivo alle presidenziali (nel 2020 Biden sconfisse Donald Trump con un margine ridotto). “In Michigan vive la più grande comunità araba e musulmana degli Stati Uniti”, spiega Time. Dopo l’attacco di Hamas contro Israele e l’inizio della guerra a Gaza, ci sono state manifestazioni per chiedere a Biden di togliere il sostegno incondizionato al governo di Tel Aviv, e in vista delle primarie la comunità araba si è organizzata per far sentire il proprio dissenso. Biden ha ottenuto l’81 per cento dei voti, ma ci sono stati centomila voti “non impegnati”, l’equivalente di schede bianche. “Un segnale allarmante per Biden, preoccupato che le crisi di politica estera possano compromettere le sue possibilità di essere rieletto”. Nelle primarie repubblicane Trump ha battuto nettamente Nikki Haley in Michigan e in South Carolina .

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Questo articolo è uscito sul numero 1552 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati