Il 6 maggio otto milioni di elettori erano attesi alle urne in Ciad per le elezioni presidenziali, considerate una tappa importante per mettere fine alla fase di transizione cominciata nell’aprile 2021, quando alla morte del presidente Idriss Déby Itno l’esercito aveva nominato al suo posto il figlio Mahamat Déby. Quest’ultimo è il candidato favorito insieme all’attuale primo ministro Succès Masra, ex oppositore. Un altro possibile contendente, Yaya Dillo, era stato ucciso dalle forze di sicurezza a febbraio. Secondo il giornale locale L’Observateur, né Déby né Masra vinceranno al primo turno e sarà necessario il ballottaggio del 22 giugno. Non è d’accordo N’Djamena Hebdo: secondo il giornale, è stato “tutto predisposto in modo da far vincere Mahamat Déby”, legittimando così il potere della giunta militare. Anche il settimanale Abba Garde scrive che le presidenziali sono “falsate su tutta la linea e il Movimento patriottico di salvezza (il partito di Déby) ha già vinto”. Il Ciad, uno dei paesi più poveri del mondo, è considerato uno stato chiave nella lotta al terrorismo nel Sahel, in particolare contro i jihadisti nigeriani di Boko haram. Sul territorio ciadiano c’è ancora una forte presenza militare della Francia, mentre gli Stati Uniti hanno annunciato a fine aprile il ritiro di buona parte delle loro truppe lì e in Niger.

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Questo articolo è uscito sul numero 1562 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati