Non si può dire che per Alice Weidel le cose vadano male, anzi: a poche settimane dalle elezioni del 23 febbraio il suo partito Alternative für Deutschland (Afd, estrema destra) è al secondo posto nei sondaggi, dietro all’Unione cristianodemocratica (Cdu/Csu). Ha superato quindi non solo la sinistra della Linke, l’Alleanza Sahra Wagenknecht (Bsw) e i liberali, ma anche il Partito socialdemocratico (Spd) e i Verdi. Il 9 gennaio Weidel, copresidente dell’Afd e candidata alla cancelleria, ha illustrato i suoi progetti in diretta su X invitata da Elon Musk, che è un fan del suo partito. I due hanno definito “folli” molti aspetti della Germania – per esempio una politica energetica che fa a meno dell’energia nucleare o l’assenza di una politica di chiusura delle frontiere.

In un bizzarro tentativo di rimarcare le differenze tra il suo partito e quello nazionalsocialista, Weidel ha anche dichiarato che Hitler, avendo nazionalizzato delle imprese private, “era comunista”, mentre l’Afd è “l’esatto opposto”, cioè un partito “conservatore e libertario”.

Resta da vedere se proprio tutti nelle file dell’Afd o anche in quelle della Cdu/Csu, a cui Weidel fa la corte, la pensano allo stesso modo. In ogni caso per Weidel c’è una notizia positiva: il successo del suo collega austriaco, il leader del Partito della libertà (Fpö) Herbert Kickl, che sta negoziando con i popolari dell’Övp puntando alla cancelleria. Secondo Weidel presto anche in Germania si riuscirà ad abbattere il cordone sanitario che impedisce l’accesso dell’Afd a posizioni di governo. Perché il partito, che fino a qualche anno fa voleva essere solo all’opposizione, ora punta al potere, dal quale tutti gli altri partiti però lo vogliono escludere.

La questione che preoccupa molti è: le somiglianze tra l’Afd e l’Fpö possono far immaginare una partecipazione dell’estrema destra al governo tedesco?

Non è di questo avviso Manès Weisskircher, politologo presso l’Università tecnica di Dresda: “Non è realistico ipotizzare che dopo il voto in Germania si realizzi uno scenario simile”, anche perché gli altri partiti escludono tutti una collaborazione con l’Afd. I cristianodemocratici lo hanno stabilito al congresso del partito. L’inversione di rotta dei popolari austriaci dimostra quanto rapidamente possano cadere certi paletti politici. In Germania, però, il disprezzo che i conservatori nutrono per l’Afd sembra definitivo. In Germania, al contrario che in Austria, l’Afd non fa parte del governo di nessuno stato federale. Dopo le elezioni del 1 settembre 2024 nel land orientale della Turingia, dove l’Afd ha ottenuto il 32,8 per cento dei voti, diventando il primo partito, il suo presidente Björn Höcke avrebbe voluto formare una coalizione con la Cdu, che però si è categoricamente rifiutata, preferendogli una coalizione inedita con l’Spd e la Bsw. È un’alleanza che per sopravvivere ha bisogno anche del sostegno della Linke, ma per la Cdu resta preferibile all’alleanza con l’Afd.

Il presidente della Cdu Friedrich Merz ha preso ripetutamente le distanze dall’Afd: mai e poi mai dopo le elezioni ci saranno colloqui con l’estrema destra. Recentemente, però, l’ex ministra dell’agricoltura Julia Klöckner (Cdu) ha suscitato una certa irritazione con un post rivolto ai simpatizzanti dell’Afd: “Per ottenere quello che desiderate non c’è bisogno di votare Afd. Avete un’alternativa democratica: la Cdu”, come a sottolineare le somiglianze tra Cdu e Afd. Klöckner ha poi subito cancellato il post.

A proposito di somiglianze e differenze, l’estrema destra austriaca e quella tedesca hanno molte cose in comune: la politica di asilo e migrazione, per esempio, l’atteggiamento morbido nei confronti della Russia o il rifiuto di adottare un linguaggio rispettoso delle differenze di genere. “Le somiglianze tra i due partiti prevalgono”, dice Weisskircher, ma restano alcune sfumature diverse rispetto alla politica energetica e su quella europea: “È vero che in passato l’Fpö ha fatto un pensierino sull’Öxit, l’uscita dell’Austria dall’Unione europea, ma l’Afd è arrivata perfino a inserire la Dexit nella sua bozza di programma elettorale”. E per gli altri partiti, Cdu inclusa, anche questa è una discriminante insuperabile. ◆ sk

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Questo articolo è uscito sul numero 1597 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati