Secondo un nuovo studio, chi smette di prendere antidepressivi perché sente di non averne più bisogno può avere una ricaduta. Per alcuni questo giustificherebbe l’assunzione dei farmaci a tempo indeterminato, ma il quadro è decisamente più complesso.

In molti paesi ad alto reddito la percentuale di persone che assumono antidepressivi ha raggiunto livelli record: in Inghilterra li prende una persona su dieci. Questi farmaci possono avere effetti collaterali, tra cui la perdita di desiderio sessuale e disturbi del sonno, e sospenderli può essere difficile.

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Secondo alcuni, i medici tendono a prescriverli con troppa facilità, anche a chi potrebbe trarre più giovamento da un percorso di psicoterapia o modificando la propria vita, mentre altri denunciano la loro demonizzazione. Il tema è spesso oscurato da un dibattito ideologico sulle presunte prescrizioni facili.

Livelli di serotonina

C’è anche una notevole confusione sul modo in cui agiscono i farmaci. La maggior parte degli antidepressivi appartiene alla classe degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (Ssri), perché si è pensato a lungo che chi soffre di depressione abbia bassi livelli di serotonina nel cervello, che gli Ssri ripristinano. Se fosse così molte persone avrebbero bisogno di assumere antidepressivi a vita. Negli ultimi anni è emerso che la teoria dello “squilibrio chimico” potrebbe essere sbagliata, ma non abbiamo ancora una spiegazione biologica chiara della depressione e non sappiamo perché, in alcuni casi, gli Ssri la attenuino.

Lo studio effettuato nel Regno Unito, e pubblicato sul New England Journal of Medicine, non risponde a queste domande, ma fornisce alcuni spunti a chi valuta le alternative. I ricercatori hanno esaminato 478 persone che assumevano antidepressivi e pensavano di sospenderli. Circa metà dei volontari, scelti a caso, hanno proseguito la cura, mentre gli altri hanno assunto un placebo. Un anno dopo il 56 per cento di chi aveva assunto il placebo ha avuto una ricaduta, contro il 39 per cento di chi aveva continuato la cura.

In altri termini, su dieci persone che pensano di sospendere gli antidepressivi, a prescindere dalla decisione che prenderanno circa quattro avranno una ricaduta e poco più di quattro staranno bene. Per gli altri, la sospensione potrebbe causare una ricaduta. “Anche se il rischio di recidiva aumenta sospendendo gli antidepressivi, l’aumento non è così significativo rispetto all’assunzione continua”, dice Tony Kendrick dell’università di Southampton, uno degli autori dello studio.

I risultati indicano che entrambe le decisioni possono essere fondate, e che dipendono da inclinazioni personali. Per alcuni la priorità è evitare una ricaduta, per altri non assumere farmaci troppo a lungo. Kendrick sottolinea che chiunque voglia smettere di prendere antidepressivi dovrebbe farlo con la supervisione di un medico. Chi interrompe il trattamento all’improvviso può avere sintomi temporanei di astinenza, tra cui tristezza e agitazione, che si confondono con quelli di una recidiva.

I medici riconoscono comunque che la mancata sospensione degli antidepressivi per paura dei sintomi di astinenza è un problema. Un tempo le autorità sanitarie suggerivano di dimezzare la dose per due settimane, ma il Royal college of psychiatrists sostiene che il periodo di riduzione può durare anche mesi, soprattutto se la cura va avanti da anni. I partecipanti allo studio che hanno sospeso i farmaci hanno assunto mezza dose per un mese e un quarto per un altro. Qualunque decisione si prenda, la buona notizia è che d’ora in poi sarà basata più sugli studi e meno sull’ideologia. ◆ sdf

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Questo articolo è uscito sul numero 1431 di Internazionale, a pagina 103. Compra questo numero | Abbonati