Cultura Suoni
30
Adele (Columbia)

Lo stile della cantante britannica Adele finora è stato sinonimo di sofferenze d’amore, disperazione e arrangiamenti acustici. Anche se ha avuto un successo innegabile, a volte ha rischiato di diventare un po’ monotono. Ma se state pensando che 30 sia un’altra raccolta di canzoni tristi accompagnate dal pianoforte, sarete sorpresi. C’è una certa teatralità nei nuovi brani, come l’iniziale Strangers by nature, che suona come l’introduzione di uno spettacolo ed è quasi onirica. La voce della cantante sembra cambiata, alla ricerca di un vibrato più profondo. Anche la produzione è diversa, con l’uso di sintetizzatori e strumenti elettronici. Ci sono due momenti nell’album in cui la creatività e il talento di Adele brillano davvero. Il primo è My little love, dove le influenze dell’rnb si fondono con un suono sensuale, mentre la cantante esprime la sua adorazione verso il figlio. L’altro è l’interludio All night parking, arricchito da un assolo di piano di Erroll Garner, jazzista statunitense morto alla fine degli anni settanta. Verso la fine dell’album ci sono diversi brani registrati insieme a Inflo, produttore e mente del progetto Sault. E qui Adele coglie l’occasione per trascinare nel fango il suo ex marito, Simon Konecki, in Woman like me. Per Adele 30 è il disco della definitiva maturità. C’è qualche brano da dimenticare, come Oh my God e Can I get it, ma è bello vederla fare dei passi avanti.

David Cobbald ,The Line of Best Fit

An evening with Silk Sonic

Bruno Mars e Anderson Paak si sono conosciuti nel 2017 quando Paak, fresco dell’uscita dell’album Malibu, ha supportato Mars nel tour 24K magic. L’ammirazione reciproca e la passione condivisa per i classici dell’rnb, i dischi della Motown e il Philadelphia soul, li hanno convinti a formare il duo Silk Sonic. Il nome del progetto è stato scelto dalla leggenda del funk Bootsy Collins, che fa anche un paio di comparsate sul disco, che dura solo mezz’ora. Paak e Mars probabilmente avevano in mente i concerti per sole donne di Teddy Pendergass mentre realizzavano alcune delle ballate dell’album. Leave the door open, a sorpresa arrivata in testa alle classifiche, è una di queste e riassume al meglio l’unione tra lo stile morbido di Mars e il gusto alla Bobby Womack di Anderson Paak. In Put on a smile Mars da il meglio di sé, mentre Blast off ricorda gli Earth, Wind & Fire. La canzone più danzereccia, 777, è astutamente seguita dall’affascinante Skate, altra hit da classifica che ha preceduto l’uscita del disco. A tratti i Silk Sonic gigioneggiano troppo, ma raggiungono comunque nuovi livelli di spettacolarità, a tratti superiori a quelli delle rispettive carriere soliste.

Andy Kellman, Allmusic

If words were flowers
Curtis Harding (anti)

Non esiste un unico modo per descrivere il suono di Curtis Harding, eccetto che riesce sempre a provocare emozioni e a coinvolgere profondamente chi lo ascolta. Dieci anni di carriera solista e tre album dimostrano quanto sia cresciuto e in ogni progetto aggiunge nuovi strati alla sua musica. Per If words were flowers il polistrumentista statunitense ha scritto una serie di composizioni eclettiche sull’amore e guarda agli aspetti più luminosi dell’esistenza. Esplora territori nuovi, incorporando elementi di jazz nel suo slop’n’soul, come lo definisce lui, senza tralasciare anche le radici gospel. La prima metà dell’album si muove in una direzione orchestrale, tra cori armoniosi, fiati e chitarre guidate dalla voce di Harding. In seguito il tono diventa malinconico e riflessivo. If words were flowers è il lavoro più sperimentale realizzato finora da Harding, che attinge a generi diversi. Un’opera radiosa che ci ricorda quanto in tempi caotici sia importante l’amore.

Sun Noor, Exclaim

Martinů: Gli affreschi di Piero della Francesca e altre opere per orchestra

La Supraphon, ex casa discografica di stato cecoslovacca, ha già pubblicato belle registrazioni della musica di Bohuslav Martinů (1890-1959). Ora sembra volerle sostituire con esecuzioni più recenti, e per fortuna le novità sono ottime. Il cd raccoglie le ultime opere per orchestra di Martinů. Gli affreschi di Piero della Francesca, La roccia, le Parabole e le Estampes hanno molto in comune: sono sognanti, ritmicamente energiche, estatiche e inquietanti. Martinů aveva uno stile personalissimo che si muoveva comunque con un’energia irresistibile. Per fortuna qui tutti i pezzi sono suonati e registrati benissimo. Sono un’introduzione perfetta agli anni finali del compositore.

David Hurwitz, ClassicsToday

Altro da questo numero
1436 - 19 novembre 2021
Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.
Sostieni Internazionale
Vogliamo garantire un’informazione di qualità anche online. Con il tuo contributo potremo tenere il sito di Internazionale libero e accessibile a tutti.