Cultura Schermi
Twisters
Daisy Edgar-Jones, Glen Powell, Anthony Ramos
Stati Uniti 2024, 117’. In sala
Twisters (dr)

Il bello di Twister, il film di Jan de Bont del 1996, non erano gli effetti digitali usati per creare tornado molto realistici, ma il fatto che fossero al servizio di una classica commedia romantica. Non era un epico film d’azione, era un remake ad alto budget della Signora del venerdì di Howard Hawks con i tornado in più. Il bello di Twisters di Lee Isaac Chung è che segue una formula simile. Ci sono un sacco di sequenze travolgenti, ma in fondo è una schermaglia romantica sull’incontro di due persone. Kate (Daisy Edgar-Jones) è una meteorologa, conosce intimamente i tornado e dopo un incidente si è ritirata dal lavoro sul campo. Il suo vecchio compagno di caccia alle tempeste, Javi (Anthony Ramos), la convince a tornare in pista per testare un sistema rivoluzionario. Kate e Javi sono intralciati da un gruppo di youtuber ipertecnologici guidati da Tyler (Glen Powell). Non c’è molta trama, e non è facile recitare in un film così. Eppure regista e cast (compresi i tanti caratteristi) fanno un ottimo lavoro e Twisters, nel solco del film del 1996, è un blockbuster atipico e un sequel capace di rievocare il fascino spensierato dell’originale.
William Bibbiani, The Wrap

L’ultima vendetta
Liam Neeson, Kerry Condon
Stati Uniti 2023, 106’. In sala

Da Taken in poi Liam Neeson ha girato così tanti film “alla Taken” che, pur avendo dichiarato nel 2021 di aver abbandonato il genere geriaction, continua a essere impiegato in ruoli di quel tipo. Come L’ultima vendetta, che però non è l’ennesimo b-movie su un vecchio scorbutico in cerca di vendetta. Ed è tonificante vedere il veterano spegnere il pilota automatico e dare carattere a un personaggio vero. Nel 1974 Finbar Murphy (Neeson) è un sicario che vive in un remoto villaggio sulla costa irlandese e vorrebbe smettere con il suo lavoro. Mentre infuria la violenza dei troubles, Murphy è costretto a tornare in azione. Comunque L’ultima vendetta non è un film sui troubles, è un solido “western irlandese” che sfrutta molto bene la sua ambientazione.
John Nugent, Empire

Madame Luna
Meninet Abraha Teferi
Svezia / Italia 2024, 112’. In sala

Dopo l’esperienza hollywoodiana e il flop di Morbius, sembra quasi che il regista svedese di origini cilene Daniel Espinosa abbia voluto fare penitenza, o comunque tornare al genere di cinema che l’aveva rivelato, in cui riusciva a trovare tracce di umanità in personaggi moralmente compromessi. In questo caso si tratta di un dramma tragico e teso sui migranti che sfrutta benissimo il talento grezzo e feroce della sua protagonista, Meninet Abraha Teferi. Interpreta una donna eritrea, una criminale che gestiva il traffico di esseri umani dalla Libia all’Europa. Ora, fuggitiva tra i migranti, è bloccata insieme ai compagni di una traversata pericolosa che ha contribuito a organizzare. Vorrebbe sparire e invece si trova sempre più invischiata con le autorità italiane. Non è un film politicamente impegnato. Ma Espinosa, affidandosi a elementi da thriller e a uno sviluppo della trama piuttosto convenzionale (come potrebbe accadere in un film di Paul Schrader), riesce a fare luce sulla complessità della questione migratoria.
Peter Debruge, Variety

Banel & Adama
Khady Mane, Mamadou Diallo
Mali / Senegal / Francia 2023, 87’. In sala
Banel & Adama (dr)

La & che separa i nomi del titolo dice molto: inseparabili amanti di una tragedia senegalese, ma forse anche mostro a due teste. Per il suo film d’esordio Ramata-Toulaye Sy mette in scena la fusione tra due innamorati, fusione ingenua e tenera in qualcosa d’inafferrabile, anche se si capisce subito che l’esito sarà fatale. Alla fine ci sarà una separazione imposta da chi nel villaggio vorrebbe rendere schiava la giovane Banel, che sogna di essere libera. Quello di Banel, interpretata da Khady Mane, è un personaggio bello e combattivo. Èpiù un’idealista che una romantica, e il film la osserva molto da vicino, cogliendo anche, verso la fine, la diffidenza, la paranoia che s’impossessa di lei. A volte la messa in scena è un po’ ingombrante, ma non ci dimenticheremo facilmente di Banel né di Ramata Sy.
Marilou Duponchel, Les Inrockuptibles

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1572 - 19 luglio 2024
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