Due appartamenti separati solo da un pianerottolo. Due donne di mezza età ci vivono una relazione appassionata e segreta. Una delle due vorrebbe che il loro rapporto fosse noto a tutti. L’altra, vedova e madre, esita. Una premessa di questo genere potrebbe far pensare a un dramma romantico militante, arrabbiato e lacrimevole. Ma nel film d’esordio del regista italiano Filippo Meneghetti non ci troviamo mai nel posto in cui pensiamo di andare a finire. Prendendo in prestito i codici del noir e del thriller, filmando i corpi delle sue due notevoli interpreti, rischiando il silenzio e giocando con una regia capace di coniugare istinto ed estetica, Meneghetti compone un magnifico poema d’amore. Xavier Leherpeur, L’Obs
Francia / Belgio / Lussemburgo 2019, 99’. In sala
Stati Uniti / Spagna / Italia 2020, 88’. In sala
Vedere un film ambientato in un festival, San Sebastián, che inaugura lo stesso festival è strano, quasi cinema site specific. Siamo comunque in un territorio molto familiare a Woody Allen. Mort Rifkin (Wallace Shawn), studioso di cinema, scrittore frustrato e nevrotico, è ospite riluttante del festival. Accompagna la moglie Sue (Gina Gershon) che segue la promozione del film di uno stimato autore francese (Louis Garrel) flirtando con lui. Rifkin a sua volta s’innamora di una cardiologa che lo soccorre in un momento di ipocondria. L’asso nella manica di Woody Allen è il festival personale che Rifkin conduce nella sua fantasia, che prende forma in una serie di sequenze oniriche, parodie e omaggi a registi come Truffaut, Godard, Fellini e Buñuel. Per lo standard recente di Allen, Rifkin’s festival è straordinariamente divertente e quasi avventuroso. E anche gli interpreti sembrano divertirsi insieme a noi. Jonathan Romney, The Guardian
Jordan, Jodie Turner-Smith. Stati Uniti 2021, 109’. PrimeVideo
Il romanzo di Tom Clancy che ispira il film è attualizzato con un prologo in Siria. Tecnologia e geopolitica fanno risalire il tutto a un’epoca subito successiva alla fine della guerra fredda. Mentre con i meccanismi della trama si risale indietro, più o meno all’epoca d’oro di Charles Bronson. Michael B. Jordan interpreta John Kelly, un Navy Seal a cui i russi uccidono la moglie. Una sua collega (Jodie Turner-Smith) e il segretario alla difesa (Guy Pearce) allentano il protocollo per permettergli una vendetta, ma la cosa non piace alla Cia e a un suo funzionario (Jamie Bell). Stefano Sollima coordina i lavori senza eccessivo entusiasmo e in tre occasioni (un’imboscata in aeroporto, un sequestro in carcere e un incidente aereo) alza la posta. Ma per il resto il film sembra pensato più per gettare le basi di una serie che per intrattenere. Ben Kenigsberg, The New York Times
Stati Uniti 2021, 121’. Netflix
Il titolo originale di questo adattamento del romanzo di Elizabeth Brundage è Things heard & seen (Cose viste e sentite). Una scelta curiosa degli autori, ma sensata, perché si può dire che non ci sia quasi nulla del Manuale dell’horror che sia rimasto fuori dalle due ore di questo film. Però i due registi hanno sfruttato bene l’ambientazione stilizzata anni ottanta e due interpreti di talento (Seyfried e Norton) per raccontare la storia del trasloco di una giovane coppia da Manhattan a un’idilliaca casetta di campagna che però non può non far pensare alla classica casa infestata dagli spettri. Leah Greenblatt, EW
Polonia / Francia 2019, 115’. In sala
Padre Tomasz, appena arrivato in un piccolo villaggio polacco, riesce a riportare in chiesa i fedeli della sua parrocchia: predica, confessa, consiglia. Ma padre Tomasz non è un prete e non si chiama neanche Tomasz. È un detenuto in libertà condizionata che arriva al momento giusto. Il potenziale comico è evidente, ma Corpus Christi non è per niente divertente. Non è una parabola né un’allegoria, ma fin dalla prima scena è chiaro il suo intento apocalittico.
Anthony Lane,The New Yorker
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati