Cultura Schermi
Songs my brother taught me
John Reddy, Jashaun St
John. Stati Uniti 2015, 98’. Mubi
Songs my brother taught me (dr)

Aspettando Nomadland, il film di Chloé Zhao che a partire dal Leone d’oro sta dominando la stagione dei grandi premi, è quasi doveroso recuperare il primo film della regista. Ed è incredibile che ci sia voluto tanto per vederlo, perché a parte qualche tocco alla Malick, è una rappresentazione profondamente intelligente e coinvolgente della vita vera in cui attori non professionisti sono usati in ruoli molto vicini a quelli che “interpretano” nella realtà. Il film è ambientato a Pine Ridge, in South Dakota (dove nel 1890 si svolse il massacro di Wounded Knee che sterminò una tribù di sioux lakota). John Reddy e Jashaun St. John interpretano Johnny e Jashaun, un adolescente lakota e la sua sorellina, le cui vite vengono sconvolte quando l’assente padre, ubriaco, muore in un incendio. Al funerale incontrano tutta una serie di fratellastri e, come dice Johnny al fratello (che è in prigione), sembra che il padre sia tornato improvvisamente nelle loro vite proprio ora che è morto. Questo ci aiuta a capire la determinazione di Johnny a lasciare la riserva per raggiungere la sua ragazza a Los Angeles e provare a costruirsi una vita in California. Il dolore emotivo di Jashaun per essere stata abbandonata pulsa in tutto il film, e la sua presenza e le sue innocenti avventure danno calore a tutta la storia. Il talento di Zhao come autrice è già evidente nel suo film di debutto. E in sei anni ha scalato incredibili vette creative.
Peter Bradshaw, The Guardian

Voci d’oro
Mariya Belkina, Vladimir Friedman
Israele 2019, 88’. Miocinema.it

Siamo nel 1990, l’Unione Sovietica è crollata e Victor (Vladimir Friedman) e Raya (Mariya Belkina) sono tra i tanti ebrei russi che decidono di trasferirsi in Israele in cerca di un nuovo inizio. Ma per la coppia il trasferimento significa la fine di una prolifica carriera come doppiatori. Victor non riesce a voltare pagina, mentre Raya accetta un lavoro per una linea telefonica erotica. Divertente ma al tempo stesso triste e molto vero, Voci d’oro racconta bene le difficoltà dei cambiamenti, in particolare per una coppia non più giovane, e i dolori del dislocamento culturale. Lo fa tuttavia con un tale senso di leggerezza quasi sciocca che i temi pesanti e i momenti più cupi non diventano mai schiaccianti. Fondamentale il tocco del regista Evgeny Ruman che riesce a mantenere il film sempre vivace. L’evidente amore per il cinema, poi, non potrà lasciare indifferenti gli appassionati. Basta pensare alla meravigliosa scena in cui Vladimir cerca la voce giusta con cui doppiare Dustin Hoffman in Kramer contro Kramer. Una delle tante in questo film affascinante e commovente. Erin Free, FilmInk


Love and monsters
Dylan O’Brien, Jessica Henwick, Michael Rooker
Stati Uniti / Canada 2020, 109’. Netflix
Love and monsters (dr)

Il film di Michael Matthews è una rarità di questi tempi: un’avventura divertente, fantasiosa, originale, capace di mescolare i generi, realizzata con un budget relativamente modesto. È un peccato che non sia potuta passare in sala. Il protagonista è Joel (Dylan O’Brien), che all’inizio ci spiega com’è finito il mondo. Un enorme asteroide è arrivato davvero vicino alla Terra, è stato distrutto prima dell’impatto, ma le sostanze chimiche che sono piovute successivamente hanno riempito il pianeta di mostri mutanti rendendolo inabitabile. Joel è l’unico single in un bunker dove ha passato gli ultimi sette anni. Una situazione che comincia a pesargli, soprattutto perché al momento dell’apocalisse stava per perdere la verginità insieme alla sua ragazza del cuore, Aimee (Jessica Henwick). Così decide di sfidare un mondo davvero ostile per raggiungere la sua amata in un altro bunker. Gli effetti speciali sono abbastanza scadenti, ma le creature che Joel incontrerà sono tutte concepite con cura e alla fine, a loro modo, memorabili. I sentieri percorsi dal nostro eroe non sono certo inesplorati, ma l’equilibrio tra commedia, avventura e stravaganza compensa molte mancanze del film. In più c’è da rallegrarsi perché gli autori hanno dimostrato che si può inventare un universo da zero e strizzarlo in un film di un’ora e mezza, lasciando gli spettatori con la voglia di averne un altro po’, invece che espanderlo in otto episodi costringendoli a implorare per averne di meno. __**David Ehrlich, IndieWire**

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1405 - 16 aprile 2021
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