Il nido della scrittrice neozelandese Catherine Chidgey è un’esplorazione splendida e sublime del mondo naturale e dei legami potenti che possono esistere tra umani e non umani. È anche una tragedia domestica, un noir e una sottile satira sulla celebrità online. La storia ruota attorno a Tama, una gazza australiana raccolta da Marnie, moglie di un allevatore di pecore neozelandese. Il marito, Rob, la mette in guardia dal legarsi troppo all’uccellino. Ma Marnie non si limita a nutrire Tama, lo sistema nella cameretta che aveva preparato per il suo bambino mai nato. Lo educa a fare i bisogni in casa e installa un baby monitor per controllarlo in sua assenza, lo incoraggia a pigolare per usare la porticina per gatti e uscire a caccia come fanno le gazze selvatiche. Per divertimento, Marnie comincia a vestirlo con abiti fatti a mano e condivide online immagini e video. Gran parte del fascino di questo romanzo meravigliosamente strano deriva da come Chidgey bilancia con maestria la doppia natura umana e aviaria di Tama. È il volatile stesso a narrare la storia, in uno stile lirico, spesso sensuale, ma la sua comunicazione con gli umani avviene tramite frasi (anche molto sofisticate) imparate a memoria, a volte con effetti esilaranti o volgari. Il lettore è sempre consapevole che Tama è un animale, la cui percezione del mondo è spesso sconcertantemente diversa dalla nostra.Il nido è un’opera straordinaria e come Tama, prende il volo.
Elizabeth Hand, The Washington Post
In questo esordio poetico, la cantautrice folk e attivista Joan Baez attinge ai fatti della propria vita per cercare una catarsi. Scrivendo del suo trauma personale e delle esperienze vissute – dagli abusi familiari alla condivisione del palco con Jimi Hendrix – Baez cerca di liberarsi del dolore e di celebrare il proprio percorso. Le poesie della raccolta sono disomogenee e irregolari ma la cruda onestà dei suoi versi regge. Quello che manca in forma e ritmo, Baez lo compensa con una sincerità schietta e delicata. Questa sua apertura è anche una forma di protezione: modera le aspettative del lettore e attenua i criteri critici presentando la raccolta come una serie di “pensieri disordinati” e “scritture non scolastiche”. Ecco il fascino duraturo che Joan Baez continua a esercitare: la sua disponibilità a mostrarsi vulnerabile e autentica, sempre in relazione con gli altri. Sembra semplice, ma è una cosa molto complessa. Nel 1966 Joan Didion scrisse: “Baez cerca, forse inconsciamente, di aggrapparsi all’innocenza e alla turbolenza e alla capacità di meraviglia, per quanto fittizia o superficiale, della propria adolescenza e di quella altrui”. Didion sosteneva che le aspirazioni di Baez non fossero né il denaro né la fama e forse nemmeno la musica, ma la costruzione di legami; ed era questo, diceva, il fondamento del suo attivismo politico. Quasi sessant’anni dopo è difficile non notare quanto quella visione anticipasse la Joan Baez di oggi.
Sarah Norris, Chapter 16
Evie Gordon era una studente brillante, ma a 29 anni, dopo aver fallito miseramente nel mondo del lavoro, è sommersa dai debiti e lavora come insegnante di ripetizioni per i figli annoiati dei super-ricchi della California. Quando arriva nella villa di Beverly Hills della sua studente Serena Victor, trova la casa deserta, tranne che per i cadaveri del signor e della signora Victor e una donna intrappolata in un armadio sotto le scale. Dopo aver liberato la prigioniera, le due donne sono costrette a fuggire; attraversano gli Stati Uniti a bordo di auto rubate, diventando il bersaglio di una caccia all’uomo al livello nazionale, ma la donna continua a non parlare. Tuttavia, l’avversità crea legami forti e la verità comincia gradualmente a venire a galla. In parte road movie, in parte psicodramma, questo esordio teso e incalzante è davvero molto coinvolgente. Laura Wilson, The Guardian
Bisogna credere al destino? Nella società borghese del Cairo degli anni ottanta, non ci sono dubbi: “Tutto è già scritto. Noi non facciamo altro che eseguire una partitura le cui note ci vengono trasmesse al momento di suonarle”. Tarek, il protagonista del romanzo d’esordio di Éric Chacour, ha davanti a sé una partitura della felicità tutta da interpretare. Tarek è un bravo studente, ha studiato medicina, proprio come suo padre e ha rilevato il suo ambulatorio solo due giorni dopo la sua improvvisa scomparsa. Ha sposato il suo primo amore, Mira, va d’accordo con sua sorella Nesrine che passa dall’ambulatorio per preparargli caffè bianchi all’acqua di fiori d’arancio, e tratta i suoi pazienti, anche i più indigenti, con grande umanità. La sua storia personale, però, deraglia quando incontra Ali, un giovane prostituto di cui accetta di curare la madre. Senza capire bene cosa gli stia succedendo, Tarek s’innamora follemente di questo sconosciuto così diverso da lui. La loro relazione segreta è una deflagrazione. Éric Chacour, scrittore quarantenne canadese di origine egiziana, stabilitosi a Montréal, ci fa vivere da vicino i tormenti e i dubbi dei suoi personaggi. Rifiutando di occupare il posto che gli era stato assegnato, Tarek trascina tutta la sua famiglia nella disgrazia e nel disonore. Éric Chacour è abile nel moltiplicare i punti di vista e creare una tensione crescente tra i protagonisti di questa splendida storia d’amore, paternità, lealtà e sacrificio.
Isabelle Lesniak, Les Echos
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