Cultura Libri
La piccola conformista
196 pagine, 15,00 euro

L’umorismo è un’arma di sopravvivenza. Un’arte marziale. Efficace, ma delicato da maneggiare. Il romanzo di Ingrid Seymann, che potrebbe competere per un campionato di storie comiche di autodifesa, si svolge tra il 1975 e il 1985 a Marsiglia, dai tre anni della narratrice al suo tredicesimo compleanno. Esther si presenta come una ragazzina di destra nata inavvertitamente in una famiglia di nudisti di sinistra. Sua madre, Babeth, capelli biondi lunghi fino alle natiche, gambe affusolate, viso morbido, è una deliziosa hippie che in spiaggia lascia che ai suoi due figli siano rubati secchielli e palette perché è contro la proprietà privata e non compra mai prodotti di marca al supermercato. Ma il foie gras sì, perché non ne hai bisogno e, appunto, nella vita è fondamentale divertirsi, spiega a Esther. Suo padre, Patrick, un ebreo algerino, è vicedirettore di un’agenzia bancaria, ma sua moglie lo prende per un poeta perché scarabocchia versi, si filma imitando Jacques Brel e canta a squarciagola ogni mattina la lista delle cose da fare. Altre figure grandiose di questo piccolo mondo sono la nonna ebrea rimpatriata dall’Algeria e il fratellino occhialuto e dislessico. Anche Esther non scherza, visto che per difendersi da questo allegro caos ha sviluppato una passione per le regole grammaticali e ortografiche, che padroneggia alla perfezione. Man mano che la storia si avvicina alla fine, l’umorismo diventa più mordente, e la risata si vena di tristezza. Astrid de Larminat, Le Figaro

Il militante
432 pagine, 19,00 euro

Nel 2015 Viet Thanh Nguyen ha pubblicato il suo primo romanzo, Il simpatizzante, che ripercorreva la guerra del Vietnam attraverso gli occhi di un agente comunista nascosto negli Stati Uniti. L’ambientazione e l’azione del Militante sono diverse, ma è così legato al precedente che si può considerare il seguito della stessa storia. Non mettiamo mai piede negli Stati Uniti. Il romanzo si svolge interamente in una Parigi molto lontana dagli stereotipi turistici. La storia si apre nel 1981 quando il protagonista, che non è più una spia, arriva con il suo vecchio amico Bon. Sono sopravvissuti a un anno di torture in un campo di rieducazione in Vietnam e ora sono ricompensati con una nuova vita in Francia. “Le nostre borse erano piene di sogni e fantasie, traumi e dolore, tristezza e perdita e, ovviamente, fantasmi. Poiché i fantasmi sono senza peso, potevamo trasportarne un numero infinito”. Il protagonista si trova a lottare con atteggiamenti molto più torbidi che negli Stati Uniti. I suoi ospiti sono mecenati seducenti e colonizzatori brutali, soddisfatti della loro superiorità estetica come del loro dominio razziale. Ciò crea un ambiente inquietante per gli immigrati. Sotto la facciata dell’eleganza parigina, Nguyen descrive la carneficina della violenza etnica tra immigrati in lotta per il territorio nel traffico di stupefacenti. Come Il simpatizzante, anche Il militante dimostra che con pazienza e gli strumenti giusti è possibile distruggere un essere umano. Ron Charles, The Washington Post

La figurante
145 pagine, 14,00 euro

Ecco è una domanda che il confinamento generale ci dà occasione di approfondire: chi siamo noi, una volta liberati dei vincoli sociali più comuni, dei ruoli che gli altri ci chiedono d’impersonare? Camille Tazieff non ha bisogno di una pandemia per chiederselo; a un certo punto s’impone da sola una “quarantena” di due settimane, quando decide che non tornerà alla galleria d’arte dove lavora. Un lavoro mal pagato, che consiste nel fare un inventario degli oggetti, dipinti, sculture che si trovano nella cantina della galleria. Camille riesce a sopportarlo solo sabotando silenziosamente la sua missione. Ribellarsi apertamente non sarebbe nel suo stile. Erede dello scrivano Bartleby di Herman Melville, l’eroina della Figurante oppone una resistenza tanto netta quanto passiva alla società, alle sue ingiunzioni, ai ruoli che a trent’anni avrebbe dovuto accettare di interpretare con convinzione, fino a farne il tessuto stesso della sua esistenza. La distanza di Camille dal mondo e la sua fantasia flemmatica irrigano il quarto romanzo di Pauline Klein. La scrittrice si addentra con acutezza nei “travestimenti” che accettiamo o meno d’indossare, nella frenetica ossessione di dare un senso alla nostra vita. Raphaëlle Leyris, Le Monde

Come governare il mondo
312 pagine, 18,00 euro

Tibor Fischer taglia le parole con un coltello molto affilato, le cuoce alla massima temperatura, poi le bagna in una vellutata di veleno. Il suo nuovo romanzo è pieno zeppo di acrobazie sintattiche, ma la trama è così episodica, e costellata di tante di quelle digressioni arrabbiate, che è difficile ricordare a quale pagina ti trovi. Il produttore di documentari Baxter Stone, un misantropo di mezza età, ha un disperato bisogno di lavoro ed è pronto ad accettare qualsiasi incarico. Il problema è che Bax attira i disastri come una calamita, come ama dire il suo cameraman. Il più grande disastro che abbia colpito Bax, tuttavia, è il ventunesimo secolo. “La tecnologia ci ha traditi. La storia ci ha presi in giro”, dice. Bax ha manie di grandezza, ma il suo più grande successo è un film su un uomo che trae piacere dal ficcarsi cucchiai nelle orecchie. Bax è il tipo di persona che incolpa il mondo per i propri fallimenti. Sfortunatamente per lui, non combina quasi nulla in questo romanzo. E sfortunatamente per Fischer, questo libro sembra una serie di tartine aspre che mancano di un piatto principale. Ian Shine, The Financial Times

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1399 - 5 marzo 2021
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