Il romanzo d’esordio di Elizabeth Wetmore si apre in un momento di silenzio carico di tensione, come la pausa tra i colpi di un serpente a sonagli. Il sole sorge su una ragazza di 14 anni di nome Gloria Ramírez. È stata picchiata e violentata. Dale Strickland, il crudele aggressore, sta dormendo nel suo furgone. Gloria pensa di avere qualche minuto per sgattaiolare attraverso il deserto del Texas a piedi nudi prima che lui si svegli e la uccida. È impossibile staccarsi dal terrore sempre più intenso di questo primo capitolo, ma Wetmore sposta rapidamente la nostra attenzione su una cerchia di donne che rispondono all’aggressione. Tra queste c’è Mary Rose Whitehead, la prima persona a vedere Gloria dopo lo stupro. Mary Rose è una donna incinta che si trova sola in un ranch con sua figlia mentre il marito è via. La compassione di Mary Rose è istintiva, il suo coraggio feroce. Quando vede il furgone di Strickland che sfreccia verso casa sua, prende il fucile. In questa piccola città razzista, difendere una ragazza messicana contro un giovane della buona società è difficile. Ma più difficile è gestire la paura che l’attacco risveglia in Gloria. La notte di San Valentino è una storia su come le donne – in particolare le donne senza molta istruzione o denaro – fanno i conti con una cultura dominata dalla brutalità maschile. È una storia, appassionante e profonda, sulle loro vite in una città sperduta a metà degli anni settanta.Ron Charles,The Washington Post
Rufi Thorpe prende una trama piuttosto comune – due adolescenti disadattati si legano in un’amicizia improbabile che cambierà la loro vita – e la trasforma in un’originale e cupa meditazione comica sull’ambiguità morale. Dopo che sua madre è andata in prigione per aver aggredito il padre violento con un coltello, Michael si trasferisce con sua zia nell’idilliaco sobborgo di North Shore, nella California meridionale. È lì che incontra Bunny Lampert. “Era la principessa di North Shore”, ricorderà da adulto. Bunny è una principessa alquanto improbabile: una spilungona, giocatrice di pallavolo, con una madre morta, un padre affabilmente squallido e gli addominali ipersviluppati di una tartaruga ninja. Michael invece è gay, con capelli lunghi e piercing al naso, che ha una relazione segreta con un uomo molto più anziano. Ciò che i due hanno in comune, oltre alla vicinanza geografica, un’infanzia traumatica e una generale mancanza di figure guida, è l’incapacità di adattarsi ai ruoli prescritti dell’identità di genere: Bunny è altissima e sicura di sé, una combinazione di qualità, osserva Michael, che la gente trovava “spiacevole in una ragazza”. E sono esattamente queste qualità che portano Bunny a un momento di violenza che ci sembra scioccante quanto fatale, e che incide profondamente sulle loro vite. Non ci sono vittime e nemmeno eroi: nel mondo di Thorpe, tutti sono innocenti e tutti sono colpevoli e nessuno è assolto. Il risultato è un romanzo delicato e brutale insieme. Kirkus Reviews
_La valle al centro del mondo _è il libro più strano di Malachy Tallack: un romanzo in cui non accade quasi nulla e in cui tutto cambia. Sandy è tornato nelle Shetland con la sua ragazza Emma. Cresciuto in una ex casa consiliare a Lerwick, ora si ritrova a vivere accanto ai suoi genitori, David e Mary, in una valle remota. All’inizio del romanzo, Emma parte improvvisamente per tornare a Edimburgo, e Sandy scopre di sentirsi al tempo stesso a casa e a disagio. Altri nella valle condividono la stessa posizione incerta: Terry, un alcolizzato; i nuovi arrivati Ryan e Jo; e Alice, una scrittrice di gialli che si è ritirata nelle Shetland dopo la morte del marito e che sta cercando di scrivere un libro. L’azione si svolge nel corso di circa nove mesi: una lunga gestazione, mentre Sandy subisce una sorta di rinascita. Arriva sua madre, che lo aveva abbandonato da bambino; ha un breve flirt con Jo; riflette sulla sua relazione con Emma; e impara le basi della coltivazione da David. Il tono del libro è calmo e serio, la prosa misurata, il ritmo costante. Il punto di vista slitta leggermente da un personaggio all’altro. Il libro non è privo di colpi di scena, ma forse la cosa più riuscita sono le attente descrizioni di Sandy che impara a fare il pastore. Ian Sansom, The Guardian
Non è esattamente un paradosso, ma comunque. Gli sport che offrono meno allo spettatore inesperto spesso ispirano la migliore scrittura. Questo è vero per il baseball e anche per la boxe, un’arte in gran parte nascosta al suo pubblico. Anni di lavoro in palestra e strategie sul ring diventano evidenti solo nei loro risultati: i pugili vengono colpiti o no, vanno ko o no. Dunn, nota soprattutto per il suo romanzo del 1989 Cuori sgozzati, è un’osservatrice acuta ed empatica dei personaggi sul ring, dedita alla ricerca schietta dell’umanità dietro lo spettacolo. È anche una scrittrice con risorse stilistiche che vanno ben al di là della cassetta degli attrezzi dei giornalisti sportivi. Vale a dire, è tra i migliori scrittori di boxe in circolazione. Il circo del ring descrive soprattutto il periodo di massimo splendore della boxe di Portland tra gli anni ottanta e novanta. Alcuni capitoli riguardano la legittimità a lungo negata della boxe femminile, altri esaminano il ruolo della boxe nella formazione dei giovani di città, e la palestra di boxe come rifugio dove “agli uomini è consentito essere gentili gli uni con gli altri”. Matthew Korfhage,
Willamette Week
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