Cultura Schermi
L’ultimo turno
Leonie Benesch
Svizzera / Germania 2025, 92’. In sala
L’ultimo turno (dr)

Leonie Benesch (La sala professori) interpreta Floria, infermiera (e madre single) che lavora nel turno di notte di un ospedale svizzero, modernissimo ma chiaramente carente di personale. La regista Petra Volpe si è ispirata al romanzo autobiografico dell’ex infermiera Madeline Calvelage e l’estetica è quella di un piano sequenza in tempo reale (anche se non è così). Floria è compassionevole e coscienziosa ma è chiaro che il carico di lavoro è quasi intollerabile. La crisi scoppierà inesorabilmente anche se sarà risolta un po’ troppo facilmente e il film comincia a somigliare a una soap in cui tutte le trame si devono concludere nel giro di un’ora. Ma Benesch è una presenza intelligente e credibile.
Peter Bradshaw, The Guardian

Locked. In trappola
Bill Skarsgård
Stati Uniti / Canada 2025, 95’. In sala

Eddie (Bill Skarsgård), alla disperata ricerca di denaro, prova a saccheggiare tutte le automobili che trova aperte. Sale su un fiammante suv, ma quando cerca di scendere si accorge di essere intrappolato al suo interno. Il proprietario (Anthony Hopkins) lo contatta spiegandogli che quella è la settima volta che forzano la sua auto e che è deciso a ottenere un tipo di giustizia che, a suo avviso, il sistema non è più in grado di garantire. Ma scopriremo presto che il suo piano è molto più sinistro. Nel remake del film argentino del 2019 4x4, Yarovesky traduce la tensione di un dispositivo a orologeria nell’analisi di un personaggio in evoluzione, con una spolverata di retorica sociopolitica sul mondo in cui viviamo. Il regista segue diligentemente il suo piano, ma nonostante due pesi massimi come Bill Skarsgård e Anthony Hopkins il risultato è discontinuo.
Todd Gillchrist, Variety

Dangerous animals
Hassie Harrison, Jai Courtney, Josh Heuston
Australia 2025, 93’. In sala
Dangerous animals (dr)

Cinquant’anni dopo che Steven Spielberg ha trasformato gli squali in mostri marini (Lo squalo torna in sala in Italia all’inizio di settembre), questo thriller horror ironico si diverte a guardare un predatore in pantaloncini cargo e infradito che gioca con la sua preda. Nel sottogenere della sharksploitation, pieno di premesse ridicole ed effetti speciali atroci, lo scarno, cattivo e sanguinario film di Sean Byrne (The devil’s candy) è una boccata d’aria fresca. Contrapponendo surfisti e serial killer in mare aperto opera una sorta di correzione all’effetto Squalo: il pericolo non sono i pesci ma il sociopatico misogino che pesca a strascico nelle acque infestate di predatori. Il film è portato avanti da Hassie Harrison nei panni della vittima, ma l’attrazione principale è Jai Courtney in quelli del maniaco Bruce (lo stesso nome del famigerato squalo meccanico del film di Spielberg, uno dei tanti omaggi a quel capolavoro disseminati in Dangerous animals).
Jen Yamato, The Washington Post

Warfare. Tempo di guerra
Joseph Quinn, Will Poulter
Stati Uniti / Regno Unito 2025, 95’. In sala

La maggior parte dei film di guerra segue determinati criteri. Tra questi la regola non scritta di gratificare il pubblico con dei contentini, come un messaggio sulla nobiltà della causa o magari un tentativo di strumentalizzazione sentimentale per creare un legame emotivo. Ma Warfare, una rievocazione forense, quasi in tempo reale, di una battaglia combattuta nel 2006 in Iraq, rifiuta ogni convenzione. Scritto e diretto a quattro mani da Alex Garland e dall’ex Navy Seal Ray Mendoza, il film è radicalmente essenziale, non fornisce quasi nessun retroscena sui personaggi, un plotone di Seal, o sull’operazione, una missione di sorveglianza nella città irachena di Ramadi. Né prende posizione su questioni morali relative alla guerra in Iraq. Si concentra sull’evocazione, con un’intensità quasi insopportabilmente viscerale, delle esperienze di alcuni professionisti altamente qualificati, che stanno avendo una giornata di lavoro davvero brutta. All’altezza dei primi venti minuti di Salvate il soldato Ryan di Spielberg, Warfare non si limita a mostrare gli orrori della guerra, ma ne fa sentire il sapore e l’odore.
Wendy Ide, The Observer

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1628 - 22 agosto 2025
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