Cultura Libri

Il solito desiderio di uccidere

Il solito desiderio di uccidere
256 pagine, 19 euro

Il romanzo d’esordio di Camilla Barnes (la nipote del più celebre Julian) s’intitola Il solito desiderio di uccidere. Ed è proprio ciò che Charlotte e Miranda, le due sorelle protagoniste del romanzo, ammettono di provare ogni volta che fanno visita ai loro genitori eccentrici, estenuanti, ormai in pensione, nella loro fatiscente fattoria nella campagna francese piena di animali: anatre, gatti, galline e lama. La madre, una casalinga, viene descritta da Miranda come “un pezzo di mobilio vittoriano basso e tozzo”. Il padre, ex professore di filosofia, vive immerso nei suoi pensieri. I due si erano conosciuti a Oxford nei primi anni sessanta e si erano sposati dopo una gravidanza non pianificata. Da più di cinquant’anni parlano e parlano, immersi fino al collo in un matrimonio che Miranda definisce “una partita tra ostinazione e pedanteria”. Però, man mano che emergono le storie dei genitori attraverso vecchie lettere e altri espedienti narrativi, diventa evidente che, per quanto Charlotte e Miranda si siano sempre sentite ignorate da questi strani genitori, anche loro non li conoscono davvero. O almeno non fino in fondo. Nessuno di noi conosce davvero i propri genitori, dato che ci viene fornita solo una versione selezionata delle loro vite giovanili. L’umorismo più affilato è sempre radicato in qualche forma di dolore. Leggere questo libro così divertente mi ha sollevato lo spirito e mi ha fatto rilassare le spalle contratte.
Maureen Corrigan, Npr

Un luogo soleggiato per gente ombrosa
240 pagine, 18,00 euro

L’universo che esplora la scrittroce argentina Mariana Enriquez fa paura non solo perché evoca l’orrore degli incubi e l’immaginario paranormale; se resta un’inquietudine dopo aver chiuso un suo libro è perché certi battiti, oscuri e appena percettibili, provengono dalla vita quotidiana. I libri precedenti di Enriquez fanno costante riferimento a episodi, nomi o segreti legati al processo di repressione militare in Argentina tra il 1976 e il 1983. Anche in questi racconti la sua prosa fonde la finzione con dei fatti reali dell’esperienza nazionale. Succede che nel punto di confluenza di questa tensione i due piani diventino uno solo. Il merito di Un luogo soleggiato per gente ombrosa è quello di toccare con delicatezza e precisione la corda narrativa che connette quell’universo inquietante al mondo “normale” per vedere meglio, per comprendere meglio. Allarga la prospettiva, anche verso territori che la letteratura preferisce evitare o sottovalutare. Esplora le possibilità della finzione in quella zona strana, per favorire la vicinanza dell’inspiegabile alle forme più familiari della vita quotidiana. Al centro del racconto che dà il titolo al libro c’è una ragazza lasciata marcire in una cisterna, all’ultimo piano di un hotel sinistro. Una giornalista argentina parte per seguire il caso perché, dopo aver lavorato su populismo e liberalismo in America Latina, le viene chiesto di scrivere su “fatti e situazioni strane, vicine al folclore e al soprannaturale”.
Sergio G. Colautti , Letralia

Sulle tracce di Enayat
288 pagine, 18,00 euro

China su pile di libri di una bancarella nel mercato del Cairo, un giorno d’autunno del 1993, Iman Mersal s’imbatte in un volumetto dalla copertina grigia e dal titolo accattivante: Amore e silenzio. Mersal, all’epoca laureanda, pensa che l’autrice possa essere imparentata con Latifa al Zayyat, romanziera e figura di spicco dell’anticolonialismo. Compra il libro per una lira egiziana. Quello che trova, invece, è un romanzo intimo e introspettivo, un’opera essenziale ma in gran parte dimenticata di una scrittrice egiziana di epoca contemporanea. La voce, scrive poi Mersal, era “moderna, strana, limpida e al di là di ogni possibile classificazione”. Quel libro l’ha colpita profondamente, racconta, spingendola a intraprendere un viaggio lungo quasi trent’anni per scoprire tutto ciò che poteva sull’autrice: una giovane donna egiziana di nome Enayat al Zayyat, che morì suicida nel 1963. Accanto al letto aveva lasciato solo un biglietto per suo figlio, Abbas: “Ti amo davvero, è solo che la vita è insopportabile. Perdonami”. Dopo la sua morte, i suoi scritti caddero nell’oblio. Nel libro Sulle tracce di Enayat Mersal riporta in vita la storia della scrittrice scomparsa e dimenticata.
Aida Alami, The New York Times

Cacciatori di tenebre
336 pagine, 20,00 euro

Il vivido e inquietante libro di Ben Machell esplora l’evoluzione del rapporto tra società e il paranormale attraverso la vita e il lavoro del parapsicologo Tony Cornell attivo dagli anni cinquanta del novecento fino al 2003. Scrittore elegante, Machell rimane silenziosamente sullo sfondo, mentre l’archivio di Cornell diventa esso stesso una sorta di canale tra i vivi e i morti. Ci sono appunti, articoli e interviste con persone che affermavano di aver vissuto esperienze soprannaturali. È tipico della compostezza di Machell scrivere che quando si leggono questi documenti “sembra di sentire la voce ferma di un uomo razionale che bussa metodicamente al muro tra la realtà e qualcos’altro”. Lo stesso si può dire del suo biografo. L’abilità di Machell, in un libro finemente in equilibrio tra razionalità e curiosità, sta nel combinare una ricerca approfondita con descrizioni di bambini fantasma, di muri che colano acqua e di colpi notturni (ce ne sono parecchi), tanto vivide e potenti quanto qualsiasi opera di narrativa horror, che però resiste all’equivalente letterario di “indossare un lenzuolo bianco e gemere”.
Luke Turner, The Observer

Altro da questo numero
1637 - 24 ottobre 2025
Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.