In questo breve romanzo ritroviamo i demoni, il tono poetico e il pessimismo profondo della scrittrice catalana. Baltasar è eccellente nel ritrarre personaggi senza nome, scarti di una società dei consumi che si accanisce sui poveri, “schiavi moderni” con un titolo di studio ma travolti da un ingranaggio spietato. La narratrice insiste su questa idea di schiavitù: lavori malpagati, senza contratto, abusivi. Tra tutte le precarietà, quella delle donne delle pulizie è di un genere a sé. Una giovane che da una ludoteca passa al lavoro domestico, “meticolosa fino all’ossessione”, abita nelle case che pulisce, appartamenti di lusso che non potrà mai avere e di cui si appropria di nascosto in un gesto di vendetta poetica. La città è una Barcellona spietata e gentrificata. La protagonista va alla deriva, sempre più isolata nonostante riceva qualche aiuto. I cartoni – simbolo dell’essere senza dimora in un sistema che fa della casa la punta di lancia della speculazione – diventano l’oggetto più desiderato, mentre lei riflette sulla nostra idea di sicurezza, fondata sulla finzione del “focolare”. E proprio questi oggetti, simboli del successo altrui, accendono in lei una sorta di erotismo nel toccare ciò che appartiene ad altri. La lingua di Baltasar è poetica: parole luminose, immagini che aprono il cielo, gli edifici e la notte arancione che odora di urina. Con queste visioni costruisce un ambiente enigmatico in cui la protagonista lotta per un’altra forma d’esistenza.
Valèria Gaillard, El Periódico
All’inizio del 2022, mentre la pandemia lentamente si ritirava, il giornalista e scrittore di viaggi Adam Weymouth arrivò nel sud della Slovenia per seguire le tracce di un lupo. Alla fine del 2011, a diciannove mesi, questo lupo aveva abbandonato il suo territorio e camminato da solo per cento giorni, coprendo duemila chilometri attraverso la Slovenia, verso ovest in Austria e poi a sud-ovest nelle Alpi italiane. Lo sappiamo perché, qualche mese prima della sua partenza, i ricercatori dell’università di Lubiana gli avevano applicato un collare gps. Grazie all’analisi del dna e al monitoraggio, hanno costruito un profilo dettagliato della popolazione slovena di lupi, cresciuta da 34 esemplari nel 2010 a più di 130. Molti lupi restano nel loro territorio; altri, per ragioni che neppure gli esperti capiscono del tutto, intraprendono camminate epiche in solitaria: Slavc, come fu battezzato, apparteneva a quest’ultima categoria. In questo racconto vivido e commovente, Weymouth segue i 635 punti lasciati dal gps di Slavc nel suo cammino attraverso l’Europa centrale. Avventuroso e dotato di una profonda sensibilità per la natura, descrive l’intero spettro dei sentimenti umani verso il lupo: dagli allevatori e i politici decisi a sterminarlo agli accademici impegnati nella sua tutela. Il talento descrittivo di Weymouth emerge in quasi ogni pagina. Nel Norditalia cammina attraverso una “distesa di macigni caduti dai dirupi come se il mondo fosse ancora in fase di formazione…”.
Mark Nayler, Times Literary Supplement
Lasciate che il poliamore abbia il suo momento: il triangolo amoroso è vivo e lotta insieme a noi e Lily King potrebbe esserne una delle più solide custodi. In cinque romanzi e una raccolta di racconti ha fatto di questa particolare forma d’intreccio sentimentale quasi un suo marchio. Cuore innamorato può essere letto come un prequel e insieme un sequel del precedente Scrittori e amanti: torna alla vita della stessa narratrice ai tempi del college e poi, decenni dopo, quando è una scrittrice affermata e madre sposata. Ma la trama qui è autonoma; King lascia il collegamento sottinteso, quasi un premio per i lettori affezionati, fino alla penultima frase. Per gran parte del romanzo la conosciamo solo come Jordan, soprannome che le hanno dato Sam, il suo ragazzo del college, e il suo migliore amico Yash, i “due tipi intelligenti” seduti in prima fila al corso di letteratura del settecento. Al primo appuntamento Sam la porta nella casa che divide con Yash, e la coppia passa il resto dell’ultimo anno litigando e facendo “tutto tranne quello” (Sam è un devoto battista) mentre Jordan non può fare a meno di sviluppare un legame casto e graduale con il simpatico e allampanato coinquilino. King è una maestra della tensione sessuale, della cottura a fuoco lento e della gratificazione sessuale tortuosamente rimandata. Lauren Christensen, The New York Times
Qualunque cosa si pensi del nuovo libro di Virginia Feito – una ballata omicida scabra, corrosiva e morbosamente divertente – non si può dire di non essere stati avvisati. Tra molteplici episodi di violenza reale e immaginata contro uomini, donne, bambini e neonati – senza contare un cervo, un’anatra e tre levrieri – Victorian Psycho mantiene ciò che promette il titolo che strizza l’occhio sia a Bret Easton Ellis sia alla letteratura ottocentesca con cui Feito è cresciuta. Il romanzo racconta i pensieri e le azioni omicide di Winifred Notty, una governante che arriva in una remota casa di campagna nello Yorkshire con ben altre intenzioni rispetto alla semplice educazione tradizionale dei bambini. Feito ama le sorelle Brontë e Dickens, ma con Victorian Psycho vuole infilarsi negli angoli più oscuri dell’ottocento. Parti del romanzo sono ispirate ai crimini di assassine come Constance Kent, che sgozzò il fratellastro e gettò il corpo in una latrina, e Amelia Dyer, la balia che avrebbe ucciso fino a 400 neonati affidati alle sue cure.
Sam Jones, The Guardian
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