Sei anni dopo le dimissioni di Ignazio Marino a causa di un presunto scandalo di corruzione, Roma avrà di nuovo un sindaco di sinistra. Roberto Gualtieri, ex ministro dell’economia del Partito democratico (Pd) ed ex parlamentare europeo, prenderà il posto di Virginia Raggi, punta di diamante dell’ascesa del Movimento 5 stelle (M5s) nel 2016 e chiaro esempio del fallimento del partito antisistema nel difficile passaggio tra la protesta di piazza e il governo delle istituzioni. Con la conquista della capitale culmina il trionfo della sinistra, che nei prossimi cinque anni controllerà le cinque città principali d’Italia: Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli. La scarsa affluenza al ballottaggio del 17 e 18 ottobre, intorno al 43,9 per cento, è la nota stonata di queste elezioni, ultima prova del fuoco prima delle legislative del 2023.

Il secondo turno delle amministrative era fondamentale per decidere i sindaci in 65 città. Il centrosinistra si era già imposto al primo turno (il 3 e il 4 ottobre) in vari comuni, tra cui Milano, Bologna e Napoli. Il risultato in ognuno dei 1.340 comuni in gioco nei due turni elettorali traccia i contorni dell’attuale equilibrio della politica italiana, uno scenario in cui la sinistra moderata sta ricostruendo un blocco con alcuni partiti, tra cui il Movimento 5 stelle (a Bologna e Napoli l’unione ha funzionato) per far fronte alla coalizione delle destre (Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega).

La Lega dovrà fare i conti anche con la sconfitta nel feudo storico di Varese

Argine contro i populismi

Il test delle amministrative, in cui sono stati provati diversi esperimenti, rafforza la tesi del segretario del Pd Enrico Letta e del leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, secondo cui con l’attuale legge elettorale l’unico modo di affrontare la destra è con una coalizione di centrosinistra. I due principali partiti della destra (Lega e Fratelli d’Italia) hanno perso clamorosamente tutte le scommesse, e possono consolarsi solo con i risultati di Forza Italia, che ha mantenuto il controllo di Trieste e della Calabria (dove si eleggeva il presidente della regione). Il secondo turno evidenzia un ritorno dell’elettore di destra verso il centro. “Dobbiamo riflettere, perché negli ultimi mesi abbiamo avuto troppe sbandate”, ha dichiarato a El País un deputato della Lega. Gli estremismi non hanno pagato. La capitale italiana dà l’immagine più nitida della situazione politica nel paese. Dopo cinque anni di governo Raggi, che avrebbero dovuto segnare l’inizio della conquista delle istituzioni da parte dei cinquestelle e di una tempesta populista senza precedenti in Europa, il Pd torna ad avere il polso del proprio elettorato.

La vittoria di Gualtieri (60,1 per cento dei voti) al secondo turno contro il candidato della destra Enrico Michetti (39,9) rilancia il partito guidato da Letta, trasformandolo in una forza politica candidata a governare il paese e in un argine contro l’avanzata dei populismi di estrema destra in Italia. La sconfitta chiara di Michetti, candidato della società civile scelto da Giorgia Meloni per guidare la coalizione della destra a Roma, mette in difficoltà la leader di Fratelli d’Italia. “Il centrodestra esce sconfitto dalle elezioni, ma non parlerei di una debacle”, ha dichiarato Meloni, che ha salutato la stampa con un ironico “buonasera, buonasera per modo di dire”. La sconfitta di Roma si somma al fallimento a Milano. L’attuale sindaco Giuseppe Sala ha travolto al primo turno il candidato scelto da Matteo Salvini. Il leader della Lega dovrà fare i conti anche con la sconfitta nel feudo storico di Varese, che il partito di Salvini non è riuscito a riconquistare e che resterà al centrosinistra.

Roma non è l’unica grande città dove ha vinto il centrosinistra. Il progressista Stefano Lo Russo è diventato sindaco di Torino con il 59,2 per cento dei voti. Il suo avversario, Paolo Damilano, si è fermato al 40,8 per cento. “È un risultato che va oltre le nostre aspettative, un traguardo importante che comporta una grande responsabilità”, ha dichiarato il sindaco che prende il posto di Chiara Appendino. Il capoluogo piemontese era un altro vanto del Movimento 5 stelle, che avrebbe voluto dimostrare di essere capace di gestire uno dei motori economici dell’Italia. Come a Roma, anche a Torino i cittadini si sono stancati della sindaca dei cinquestelle, che non si è neanche ricandidata.

Il centrosinistra ha conquistato anche capoluoghi di provincia come Caserta, Cosenza, Isernia, Latina, Savona. A Trieste è stato confermato sindaco Roberto Dipiazza. Questa è l’unica buona notizia per la destra. La vittoria nel capoluogo del Friuli Venezia-Giulia (grazie a un candidato di Forza Italia che non condivide le tesi estremiste di Meloni e Salvini) lascia aperto il dibattito in vista di un orizzonte senza grandi appuntamenti elettorali (fatta eccezione per l’elezione del presidente della repubblica) fino al 2023.

L’astensionismo è stata la peggiore notizia di questo secondo turno. A Torino si è raggiunto un record negativo con appena il 42 per cento di affluenza. Il dato generale dice che sono più gli elettori di destra a essere rimasti a casa al secondo turno (i municipi di Roma con la maggiore affluenza sono quelli di sinistra), ma alle prossime elezioni legislative potrebbero tornare a votare.

Le opinioni
Per i cinquestelle è un fallimento

“La scelta della destra di presentare nelle grandi città dei candidati senza un passato politico gli si è rivoltata contro”, scrive Jérôme Gautheret su Le Monde. “Anziché cedere alle tentazioni dell’antipolitica, fortissima in Italia da un quarto di secolo, gli elettori hanno scelto politici con esperienza”, afferma Gautheret.

“Solo il 43,9 per cento dell’elettorato ha votato al secondo turno” scrive Michael Braun sul quotidiano tedesco Die Tageszeitung. “La destra ha perso”, prosegue Braun, “perché sono stati soprattutto i suoi elettori a disertare le urne. Le percentuali nei sondaggi non sono cambiate dopo le amministrative: Lega e Fratelli d’Italia continuano ad avere ognuno il 20 per cento dei consensi, e insieme agli altri alleati di destra ora vincerebbero le elezioni parlamentari”.

“La debolezza dei partiti di destra è stata evidente a Trieste”, scrive Irene Savio sul quotidiano spagnolo El Perió­dico. “Il sindaco uscente di centrodestra, Roberto Dipiazza, dato per favorito, ha vinto con un margine di appena il 2,6 per cento sul suo rivale”, afferma Savio. “I toni radicali della destra non combaciano con il fine machiavellismo dell’Italia di Mario Draghi. A Trieste il 18 ottobre la polizia ha sgomberato un accesso al porto, bloccato per protesta contro l’introduzione dell’obbligo del green pass per i lavoratori. La manifestazione è poi proseguita in centro”.

“I cinquestelle avevano governato Roma e Torino negli ultimi cinque anni”, scrive Oliver Meiler sulla Süddeutsche Zeitung. “Le due città erano viste come laboratori, vetrine della loro capacità di gestire grandi comuni. Il fallimento è evidente. Chiara Appendino, sindaca uscente a Torino, non si è nemmeno ripresentata”. Angela Giuffrida, sul Guardian, racconta che Enrico Michetti, prima di diventare il candidato della destra a Roma, ai microfoni di una radio della capitale aveva suggerito di “tornare a usare il saluto romano perché in tempi di covid-19 è più igienico”. ◆


Le sfide per Gualtieri

Roma, dove il centrosinistra ha vinto in modo netto, rappresenterà una grande prova per il nuovo sindaco e per la capacità del Pd di amministrare una città che negli ultimi anni è sembrata ingovernabile. La capitale italiana, tra le città più estese d’Europa (1.285 chilometri quadrati), un mostro con una densità di popolazione bassa e una riscossione delle tasse bassa, affronta da decenni gravissimi problemi strutturali. Le sfide che attendono Gualtieri fin dal primo minuto del suo mandato saranno la raccolta dei rifiuti e la colossale azienda pubblica che li gestisce (e che ha più di ottomila dipendenti), i trasporti obsoleti, una viabilità inadeguata e gli enormi ritardi nei servizi pubblici (ad aprile l’attesa media per seppellire una persona è arrivata a 35 giorni).

La qualità dei servizi a Roma è cominciata a crollare nel 2008, dopo la fine del mandato di Walter Veltroni, sindaco del Pd. Da allora i casi di corruzione e cattiva gestione si sono moltiplicati e la città è entrata in una spirale negativa senza precedenti. Raggi aveva promesso di invertire la rotta, ma tutti i sondaggi indicano che secondo i romani le cose non sono affatto migliorate negli ultimi cinque anni. A Gualtieri spetta una missione estremamente difficile. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1432 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati