Da 33 anni Nelly gestisce una mensa popolare nel quartiere Zavaleta, a Buenos Aires, in Argentina. Sono più degli anni di contributi necessari a qualsiasi lavoratore per avere una pensione. Nelly però non ce l’avrà, perché il suo impiego è informale. Nel 2023 non si è presa ancora un giorno di riposo per non lasciare la mensa scoperta. Il 16 febbraio ha assistito alla presentazione del rapporto sulla povertà scritto dall’Unicef Argentina e dall’associazione La poderosa, ma aveva già organizzato il pranzo da servire nella sua mensa: pollo e insalata per più di cinquecento persone.

Nelly è una delle circa settantamila cuoche delle mense popolari del paese. Secondo le stime della Poderosa, da loro dipende il sostentamento di dieci milioni di argentini. L’8 marzo l’associazione ha presentato al parlamento una proposta di legge perché lo stato riconosca le cuoche come lavoratrici e gli garantisca alcuni diritti: salario, ferie, assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e pensione.

Sostegno psicologico

Le donne che aiutano nelle mense tengono a galla i 5.687 quartieri popolari argentini. “Lo stato ci manda le provviste, ma non riconosce il nostro lavoro. Cosa pensa, che ci mangiamo gli spaghetti crudi?”, dice María Claudia Albornoz, leader locale della Poderosa. Albornoz sottolinea la “tripla giornata lavorativa” di alcune donne: si prendono cura dei familiari, spesso fanno le pulizie nelle case degli altri, vendono da mangiare per strada o gestiscono piccole attività commerciali, e s’impegnano nel loro quartiere.

“Dovremmo lavorare un paio d’ore e poi andare a casa a goderci i nostri figli, ma il quartiere ha bisogno di noi. Non possiamo tirarci indietro. Se non faccio niente per migliorare il mio quartiere, cosa ne sarà di mio figlio? Se non faccio in modo che le cose per l’amico di mio figlio vadano meglio, cosa ne sarà di mio figlio, se quello è il suo amico?”, dice una donna seduta davanti a una pentola sulla brace, in un documentario realizzato dall’Unicef e dalla Poderosa.

Alcune donne hanno il sussidio del programma Potenciar trabajo, pensato come sostegno a chi già lavora. È pari alla metà del salario minimo, oggi di 30 euro. Le cuoche delle mense ricevono solo il sussidio per il loro lavoro, ma a volte devono tirare fuori i soldi di tasca propria per comprare i prodotti mancanti o aumentare le porzioni. “Potenciar trabajo è un programma sociale, noi vogliamo un salario”, dice Albornoz.

Inoltre, il programma non accetta più nuove richieste e sta addirittura riducendo il numero dei beneficiari. A metà febbraio la ministra per lo sviluppo sociale, Victoria Tolosa Paz, ha confermato l’esclusione di centomila persone che non hanno completato la procedura di convalida dei dati.

Nelle mense lavorano per lo più donne tra i ventitré e i quarant’anni, che sono diventate madri da giovani. “Hanno un ruolo in diversi ambienti comunitari, sono riconosciute dagli altri e diventano referenti dell’organizzazione. Suppliscono all’assenza e ai ritardi dello stato”, si legge nel rapporto sulla povertà, che integra i dati dell’istituto nazionale di statistica e censimento (Indec), secondo cui due bambini su tre soffrono di carenze alimentari.

Queste donne tessono anche legami di vicinanza e offrono sostegno psicologico. “Praticamente ogni giorno c’è un bambino in difficoltà che bussa alla tua porta, ti racconta cosa succede e ti chiede aiuto”, dice una donna di Villa 21-24, a Buenos Aires. “Non ci sono domeniche, notti o mattine presto. Se una madre che non ha soldi per comprare i medicinali per il figlio si rivolge a te, tu devi uscire, cercare, trovare quello che le serve”.◆ fr

Da sapere
Povertà e inflazi0ne

◆Nel 2022 l’inflazione in Argentina ha raggiunto quasi il 100 per cento. A questo si aggiunge un aumento della povertà e dell’insicurezza alimentare. Secondo l’istituto di statistica (Indec) nel primo semestre del 2022 più di dieci milioni di persone erano in una situazione d’indigenza.


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Questo articolo è uscito sul numero 1502 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati