Dopo aver sperimentato tutti gli ibridi possibili con la serie dei Quaderni (giapponesi, russi, ucraini), il maestro sardo torna alla fiction ma allontanandosi dal noir che aveva rivisitato in forma onirica e impressionista. Con questo primo volume, La vipera di Hong Kong, rilancia la grande avventura, quella per esempio di Corte Sconta detta Arcana, una delle grandi avventure di Corto Maltese di cui ricorre il cinquantennale (Igort l’ha anche riproposta su Linus), che comincia a Hong Kong, momento di grandi atmosfere quando Corto è assunto dalle Triadi per prendere l’oro zarista in viaggio sulla Transiberiana nel pieno della rivoluzione bolscevica. A Pratt è dedicato il racconto e infatti qui siamo tra le Triadi di Hong Kong con le loro simbologie raffinate, anche numeriche, ma nella primavera del 1939, mentre la Cina è “dilaniata da una guerra civile e alla mercé dei signori della guerra”. Si apre in una romantica alba piena di gabbiani come con Pratt ed emerge presto una dark lady come non se ne vedono più. Ma Igort non rinuncia a sperimentare incrociando il classicismo con il postmodernismo e incrociando a sua volta l’avventura con il noir. Ne esce fuori un’opera pittorica e sensoriale, calda e concettuale insieme, dalla grande eleganza compositiva e dove, circa a metà della narrazione, il segno grafico si confonde con il fotografico in qualcosa di mai visto. Il ritorno dell’avventura, della bellezza e della visione. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1593 di Internazionale, a pagina 91. Compra questo numero | Abbonati