Da più di un mese la violenta ripresa del conflitto israeliano-palestinese spinge gli osservatori su sponde opposte, privandoli della possibilità di condividere ragionamenti approfonditi, di procedere a quella che pochi giorni fa Barack Obama (ammettendo anche le proprie responsabilità) ha chiamato una necessaria admission of complexity. Per capire la complessità, questo libro è una lettura molto utile. Kamel, che insegna a Torino, ripercorre la vicenda di questa regione molto prima di quello che si usa prendere come inizio del conflitto, la spartizione della Palestina nel 1947. Si sofferma infatti sulle vicende non solo militari, ma anche economiche, connesse alla proprietà delle terre e all’amministrazione dei primi nuclei ebraici, e racconta i processi che portarono alla dichiarazione di Balfour del 1917 e, in seguito, alle decisioni delle Nazioni Unite. Trattando dell’attuale accesso ai documenti dell’epoca, mostra come quegli eventi lontani siano ancora importanti per capire cosa sta succedendo oggi e per giudicare, anche prendendo posizione. “Ma prendere posizione”, scrive Kamel nell’introduzione, “facendo emergere i torti e le cicatrici della storia non esclude la possibilità di mantenere molti punti interrogativi, che, nel caso di questo lavoro e come proiezione di lungo termine dei temi in esso trattati, sono cresciuti di pari passo con la profondità dell’analisi sviluppata”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1537 di Internazionale, a pagina 104. Compra questo numero | Abbonati