Secondo una tradizione di studi antica, recentemente riattualizzata dai manuali di auto-aiuto, la filosofia è un sapere concreto da mettere in pratica attraverso esercizi che insegnano a vivere meglio. Questo libro, scritto dalla filosofa femminista statunitense di origine latina che insegna in Texas, s’inserisce in questa genealogia e al tempo stesso prova a rovesciarla. Mentre infatti lo scopo degli stoici, degli epicurei e dei loro molti discendenti era ridurre l’infelicità fino a eliminarla, qui si prova ad assumerla come parte costitutiva della vita, a cercare di privarla della vergogna che spesso porta con sé, a farla diventare produttiva di informazioni, di possibilità di relazione con gli altri, di visioni del mondo alternative. In altrettanti capitoli, cinque sentimenti che fanno soffrire e di cui di solito non piace parlare (rabbia, dolore, lutto, depressione, ansia) sono analizzati alla luce delle riflessioni di filosofi più o meno inseriti nella linea esistenzialista (rispettivamente Audre Lorde e María Lugones, Miguel de Unamuno, C.S. Lewis, Gloria Anzaldúa e Søren Kierkegaard). I loro ragionamenti, insieme all’analisi di esperienze dirette dell’autrice, contribuiscono a costruire una visione “notturna” che suggerisce al lettore di non concentrarsi esclusivamente sulla luce e imparare ad abitare nel buio, cogliendo le opportunità che questo può dare. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1593 di Internazionale, a pagina 91. Compra questo numero | Abbonati