I bambini sono di gomma, si dice. Come si rompono, si riparano. Ma in realtà le fratture restano nel tempo: a volte si cicatrizzano, a volte diventano piccoli e grandi traumi che accompagnano un individuo fino alla vita adulta. Silvia Vecchini con i suoi racconti indaga proprio questo, le fratture, ovvero quando l’infanzia si rompe, va in frantumi, dissemina nell’universo piccolissimi frammenti del sé. E lo fa con una prosa che sembra poesia, ma una poesia che si fa presenza reale alla fine di ogni racconto, che è anche un’apertura alla riflessione. C’immergiamo in dolori grandi e piccoli di questa infanzia un po’ solitaria. Camminiamo accanto a chi si sente rotto dalla testa ai piedi. C’è chi vive senza un genitore, chi vive una violenza domestica, chi vive un bouquet d’infelicità senza nome. Anche gli adulti sembrano rotti. A volte urlano troppo, a volte piangono troppo, a volte sono loro a non voler crescere, a volte sono distratti, evaporati in una nuvola di oblio. Ma i bambini e le bambine sono resistenti. Hanno imparato non solo ad aggiustarsi da soli, ma anche ad aggiustare gli adulti che non sanno più fare gli adulti. Un libro splendido su quanto i grandi possono imparare dai più piccoli. In ogni circostanza. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1517 di Internazionale, a pagina 95. Compra questo numero | Abbonati