La neve, il mistero, una casa quasi incantata. E la leggenda su un contrabbandiere come ciliegina sulla torta. Ingredienti non originali, ma la scrittura dolce, curiosa e coraggiosa di Kate Milford, cittadina di Brooklyn e del mondo, rende tutto un po’ più credibile. Le vicende raccontate da Milford sono quelle dei coniugi Pine e di Milo, il loro figlio di dodici anni un po’ detective. Infatti, se all’inizio il libro sembra quasi traghettarci in un’estate tranquilla e soporifera, nell’arco di poche pagine si trasforma in qualcosa che più misterioso non si può. E la locanda gestita dai signori Pine torna a essere quel luogo strano, di affari loschi, proprio come quando era la dimora del contrabbandiere. Improvvisamente è invasa da oscuri personaggi, quasi una processione di gente tutta particolare, ognuno con i suoi segreti e con la voglia matta di sgraffignare tutto quello che si può. Davanti a tutto questo Milo, insieme a Meddy, la figlia della cuoca, comincia subito a indagare. Come segugi i due ragazzi danno la caccia a ciò che non si sa e non si è mai saputo. Una storia avvincente. Senza voler rivelare altro della trama e meno che mai del finale, si può senz’altro dire che Kate Milford ha nei polpastrelli la magia delle trame perfette. E per chi legge è una felicità perpetua.

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Questo articolo è uscito sul numero 1551 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati