In questo finale d’anno, un meraviglioso trio di donne ci ha regalato uno dei libri più dolci in circolazione. S’intitola Saltare nelle pozzanghere. Parole intraducibili per raccontare la felicità. Ci sono parole, lingue, mondi in questo libro. Passiamo dal bulgaro all’arabo, dal portoghese al gallese, scopriamo parole italiane, come meriggiare, o tedesche come Waldeinsamkeit. Ogni parola è uno scrigno da aprire con cautela. Ogni parola contiene meraviglie, piccole felicità che abbiamo provato o che vogliamo provare. Prendiamo come esempio la parola indonesiana begadang, che descrive lo stare svegli fino a tardi a chiacchierare. Non è solo un atto, un movimento. In quello stare svegli fino a tardi riempiendosi di parole c’è sentimento, c’è affetto, c’è cura, c’è parte della nostra storia, della nostra essenza. Di fatto Saltare nelle pozzanghere è un piccolo vocabolario felice. Scopriamo così che nella Svizzera tedesca Bettmumpfeli è quella cosa dolce, un cioccolatino o altro, che mangiamo prima di addormentarci per addolcire la notte, uitwaaien nei Paesi Bassi descrive l’effetto rigenerante di passeggiare nel vento, tarab in arabo è la sospensione incantata in cui c’immerge la musica. E così via. Non poteva mancare l’islandese hoppipolla: saltare nelle pozzanghere per divertimento. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1593 di Internazionale, a pagina 91. Compra questo numero | Abbonati