Il 3 febbraio il segretario di stato americano Antony Blinken ha rimandato un importante viaggio diplomatico a Pechino: sarebbe stato il primo di questo genere dal 2018 ed era previsto un incontro con il presidente cinese Xi Jinping. Il motivo era un pallone aerostatico cinese che sorvolava il Montana, trasportando attrezzature grandi più o meno quanto tre autobus, e non lontano da siti nucleari sensibili.

L’amministrazione Biden lo ha sorvegliato per sette giorni: prima di abbatterlo ha neutralizzato ogni possibile minaccia d’intelligence, e ha valutato dove farlo cadere, temendo che finisse su aree abitate. Alla fine ha deciso di colpirlo mentre sorvolava le acque dell’Atlantico, a poco più di undici chilometri dalla costa. Due navi militari sono subito salpate alla ricerca dei detriti.

I palloni spia non sembrano poter reggere il confronto con le immagini satellitari, che sono in grado di cogliere anche dettagli molto piccoli da grandi distanze. Ma presentano molti vantaggi: costano poco, possono viaggiare per mesi e fermarsi su un determinato punto anziché seguire le prevedibili orbite dei satelliti. Inoltre, sono sorprendentemente difficili da abbattere e, se in passato erano alla mercé del vento, le attuali tecnologie permettono di manovrarli sfruttando le correnti d’aria.

I dubbi sui tempi

Appurato che questi palloni possono essere un potente strumento di sorveglianza, è a dir poco strana una provocazione cinese proprio alla vigilia di un’importante visita diplomatica, soprattutto alla luce dei grandi sforzi di Pechino per ripristinare i rapporti con Washington dopo la pandemia. È chiaro che monitorare i siti nucleari statunitensi è nell’interesse della Cina, e che gli americani sorveglino con molta attenzione l’espansione nucleare cinese. Ma va anche detto che gli Stati Uniti sono talmente pieni di siti militari che un pallone aerostatico fuori rotta ha un’alta probabilità di passarci vicino. Non possiamo escludere che si sia trattato di una provocazione deliberata di qualche fazione antiamericana dell’esercito o degli apparati di sicurezza cinesi. Più probabilmente è un semplice errore che ha svelato un programma di sorveglianza esistente. È perfino possibile che quel pallone non dovesse proprio entrare in territorio statunitense.

Venti di ponente

Seguendo l’ipotesi più plausibile, la Cina stava usando questa tecnica già da un po’ e gli Stati Uniti lo sapevano ma non hanno reagito per motivi diplomatici. Un portavoce del dipartimento della difesa statunitense ha confermato che intrusioni simili erano già avvenute in passato: “Non è la prima volta che questo tipo di palloni sorvola il paese. È già successo negli ultimi anni, anche prima dell’inizio della presidenza di Joe Biden”. Stavolta sembra che le autorità statunitensi abbiano deciso di agire perché il pallone volava così basso da essere visto dai civili.

FONTE: FINANCIAL TIMES

Pechino ha dichiarato che era un pallone meteorologico spinto fuori rotta dai venti di ponente e si è rammaricata “per l’ingresso involontario” nello spazio aereo degli Stati Uniti. È difficile che ammetta pubblicamente una colpa, ma è possibile che lo faccia a porte chiuse.

È anche facile da capire che, dal punto di vista cinese, la Casa Bianca sembra comunque piuttosto ipocrita: da decenni Washington e i suoi alleati usano regolarmente diverse tecniche per sorvegliare da vicino il territorio della Repubblica popolare, dalle immagini satellitari al monitoraggio subacqueo. I palloni spia, una tecnica a cui il Pentagono lavora almeno dal 2020, potrebbero far parte di questi strumenti.

La decisione di Blinken rischia di rafforzare i funzionari cinesi più intransigenti verso gli Stati Uniti, che la considerano una prova del fatto che Washington non è davvero intenzionata a ricostruire un rapporto di collaborazione. Difficile non interpretare la cancellazione della visita come un segnale di quanto Washington sia intrappolata in una politica interna anticinese. Questa vicenda conferma che siamo nelle fasi iniziali di una guerra fredda 2.0, e la sorveglianza reciproca è una delle questioni che produce maggiore tensione.

Prendiamo per esempio l’incidente dell’aereo spia U-2 del 1960. Gli Stati Uniti subirono un’imbarazzante smentita perché i sovietici non solo colpirono un aereo che si pensava fosse invisibile, ma catturarono vivo il suo pilota costringendolo a confessare davanti alle telecamere della tv nazionale. Quel fatto vanificò i tentativi di portare avanti negoziati seri sul disarmo nonostante fosse una fase relativamente tranquilla delle relazioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica. In un’inquietante eco del presente, Washington allora affermò che l’aereo stava svolgendo compiti meteorologici e che era entrato per errore in territorio sovietico, finché non fu resa nota la cattura del pilota. Questa volta non c’è un aviatore cinese da esibire, ma se i detriti recuperati dagli Stati Uniti dimostreranno che il pallone aveva scopi militari e non meteorologici, l’imbarazzo di Pechino sarà tangibile.

A prescindere da come andrà a finire, la vicenda alimenta una convinzione piuttosto forte nel congresso statunitense, cioè che la Cina rappresenta una minaccia grave per gli Stati Uniti. Un funzionario statunitense ha sottolineato che se la visita di Blinken è stata rinviata, e non cancellata, è perché il segretario di stato non voleva che la questione del pallone spia dominasse i colloqui.

È probabile che le cose stiano così: Wash­ington ha tutto l’interesse a saggiare l’aria che si respira in Cina dopo le proteste scoppiate alla fine del 2022 e l’inversione di rotta nelle politiche “zero covid”. In ogni caso la relazione già fredda tra le due più grandi potenze del mondo si è fatta ancora più gelida. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1498 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati