I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana Michael Braun del quotidiano berlinese Die Tageszeitung.

Era il 9 ottobre 1963 quando una gigantesca onda uscita dal bacino idroelettrico del Vajont spazzò via il paese di Longarone e causò duemila vittime di cui solo la metà fu ritrovata. Come nasce una tragedia di tali dimensioni? E come viene poi elaborata? Sono queste le domande centrali cui Marco Armerio dedica il suo libro, che segue una trama precisa, annunciata dal sottotitolo Ecologia politica di un disastro. Se infatti i diretti responsabili parlarono subito di un “evento inevitabile”, se anche giornalisti di chiara fama come Giorgio Bocca aderirono a questa versione, in quel disastro non c’era niente di inevitabile. Armerio propone invece una ricostruzione precisa contro questa “naturalizzazione” della tragedia, che dà la colpa al monte Toc, franato nel bacino. In modo avvincente delinea la precisa volontà dell’azienda elettrica Sade d’ignorare molti abitanti della zona che avvertirono del pericolo imminente, i comitati dei cittadini e anche gli articoli della giornalista Tina Merlin. Chi parlava di rischi prima della catastrofe fu ridicolizzato, chi cercava i responsabili dopo fu accusato di essere uno “sciacallo” intento a fare un “uso politico” dei morti. Un libro che insegna moltissimo su certe “catastrofi naturali” nate da precisi interessi economici e politici. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1539 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati