Una settimana dopo l’inizio delle operazioni militari, è chiaro che i piani di Vladimir Putin sull’Ucraina, sull’occidente e sulla Russia erano basati su un’illusione. Qualunque sarà l’esito sul campo di battaglia, il presidente russo ha messo in moto delle forze che indeboliranno la sua posizione e quella del suo paese.
In primo luogo Putin ha sottovalutato la volontà dell’Ucraina di resistere. Dopo aver dichiarato guerra ha invitato le forze armate ucraine a deporre le armi. Tuttavia, molti soldati sono morti piuttosto che arrendersi, mentre tanti militari russi hanno fatto il contrario. Intestardendosi nella sua illusione, Putin ha poi invitato l’esercito ucraino a deporre il presidente Volodymyr Zelenskyj. E invece vediamo civili ucraini che imparano a usare armi da fuoco e preparano bottiglie molotov. Putin sta involontariamente completando il lavoro che aveva cominciato nel 2014, cioè unire la società ucraina e rafforzarne l’identità nazionale.
In secondo luogo Putin ha sottovalutato la coesione e la determinazione dell’occidente. La Russia ora deve fare i conti con una serie di sanzioni mai adottate contro una grande economia, in particolare il congelamento dei beni della banca centrale russa. Il cambiamento politico più evidente è stato quello della Germania, che ha deciso di sospendere l’attivazione del gasdotto Nord stream 2, di escludere le banche russe dal sistema di pagamenti internazionali Swift e d’inviare armi all’Ucraina, una scelta senza precedenti nella storia tedesca recente. Come alla fine degli anni quaranta e degli anni settanta, la Russia si è spinta troppo oltre e ha riattivato la forza latente dell’occidente. Ma oggi la risposta è perfino più forte, per due motivi. L’occidente dispone di armi economiche che gli permettono di colpire la Russia molto più duramente e rapidamente. E l’unità del fronte occidentale è trasversale alle società e agli stati. Nessun importante gruppo d’opinione prova simpatia per la Russia. Aziende e organizzazioni stanno imponendo delle limitazioni a istituzioni sportive e culturali russe.
L’aggressione russa non è sostenuta da quasi nessuno nel resto del mondo. I principali stati asiatici hanno aderito alle nuove restrizioni all’esportazione di semiconduttori. La decisione della Cina di astenersi sulla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che condannava l’invasione dell’Ucraina fa apparire assurda la dichiarazione di amicizia “senza limiti” che Putin e Xi Jinping hanno firmato tre settimane fa. A eccezione della Bielorussia, la Russia non è sostenuta formalmente neanche dagli autocrati dei paesi che facevano parte dell’Unione Sovietica.
Putin ha tutto l’interesse a mettere fine al conflitto il prima possibile
Due possibilità
Infine Putin sottovaluta l’opposizione interna. La decisione di dichiarare guerra a una popolazione slava è la più impopolare che abbia mai preso. L’obiettivo dichiarato – “denazificare” un paese con un presidente ebreo democraticamente eletto e mettere fine a un “genocidio” che non esiste – non è credibile. Nonostante la dura repressione della società civile, le manifestazioni sono cominciate il primo giorno dell’invasione. Il Cremlino ha ordinato ai mezzi d’informazione di stato di definire l’invasione “un’operazione militare” e di citare solo fonti russe. Ma visto che cominciava a perdere il controllo delle notizia, ha limitato l’accesso ai social network e ad alcuni mezzi d’informazione.
Ancora più importante è il fatto che le élite russe sono turbate. Importanti figure del governo – umiliate da Putin durante un incontro del consiglio di sicurezza trasmesso in tv – hanno espresso preoccupazione. Alcune persone famose si sono schierate contro la guerra. Le sanzioni danneggeranno tutte le aziende, non solo gli oligarchi che hanno cominciato a esprimere il loro scontento. Tutto questo è importante perché la guerra è uno scontro di volontà, oltre che di armi. Sul campo di battaglia e in patria, il contrasto tra i dubbi russi e il morale degli ucraini determinerà il corso del conflitto. Ma l’opposizione alla guerra è importante anche per questioni interne. L’invasione, il suo costo umano e il danno inflitto dalle sanzioni indeboliranno il regime di Putin in profondità.
Putin ha tutto l’interesse a mettere fine al conflitto il prima possibile. Ci sono due modi in cui potrebbe farlo. Il primo, che sembra aver scelto negli ultimi giorni, consiste nel vincere la guerra intensificando le operazioni militari. Ma il significato di un’eventuale vittoria è oggi meno chiaro che mai. La Russia può occupare l’Ucraina, ma nessun regime fantoccio filorusso che installerà sarà legittimo o stabile. L’isolamento internazionale della Russia e la crisi interna s’intensificheranno. La seconda possibilità è che Putin riduca i suoi obiettivi e negozi una pace senza un cambio di regime a Kiev. Ma data la sua ossessione per l’Ucraina e la posta che ha messo in gioco, sarebbe un’umiliante marcia indietro. La prenderebbe in considerazione solo se fosse in pericolo la sopravvivenza del suo regime. Mosca non si è ancora seriamente impegnata nei negoziati con l’Ucraina. Il suo capo delegazione, Vladimir Medinskij, non ha esperienza diplomatica o militare. I colloqui sono un diversivo o, al massimo, un preludio alla sconfitta dell’Ucraina mentre l’esercito intensifica i suoi attacchi indiscriminati contro obiettivi civili.
L’escalation è l’azione più rischiosa e allo stesso tempo l’unica che non garantisce alla Russia di trovarsi in una condizioni peggiore. La questione è fino a che punto Mosca si spingerà. Putin ha lanciato una velata minaccia nucleare contro chi deciderà di partecipare al conflitto. Ha poi ordinato di “preparare le forze di deterrenza a un regime speciale di combattimento”.
In un’intervista del 2018 sulle armi nucleari il presidente russo aveva detto che “se qualcuno prende la decisione di distruggere la Russia, abbiamo il diritto di rispondere. Sarà una catastrofe per l’umanità. Ma io sono un cittadino russo e il capo di stato del paese. Perché dovremmo avere un mondo senza Russia?”.
Per giustificare l’invasione, Putin ha detto che l’Ucraina “minaccia non solo i nostri interessi ma anche l’esistenza del nostro stato”. L’occidente sta armando l’Ucraina e spingendo il sistema finanziario russo verso il collasso.
La situazione è meno prevedibile delle crisi dei tempi della guerra fredda – in Ungheria, a Berlino e in Cecoslovacchia – che diedero i risultati desiderati (anche se brutali) e non minacciavano la stabilità interna sovietica. Spinto da una visibile e risentita rabbia verso l’occidente, Putin sta facendo gravi errori di valutazione. Stiamo entrando in un territorio inesplorato e spaventoso. ◆ ff
Nigel Gould-Davies è un analista geopolitico britannico. Tra il 2007 e il 2009 è stato ambasciatore del Regno Unito in Bielorussia.
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Questo articolo è uscito sul numero 1450 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati