Da settimane le prime pagine dei giornali italiani riportano le stesse tre parole: “Tetto al contante”. Nel disegno di legge di bilancio per il 2023, approvato in consiglio dei ministri il 21 novembre, il governo di Giorgia Meloni prevede di dare un margine più ampio ai commercianti per rifiutare i pagamenti con le carte. Il testo consente alle attività commerciali di accettare solo contanti per gli acquisti fino a sessanta euro, cancellando le multe per chi rifiuterà i pagamenti con carte di credito o di debito fino a quella cifra. “Questa legge di bilancio è un inno all’evasione fiscale”, ha detto Enrico Letta, segretario del Partito democratico.

Zone d’ombra

L’altra novità che ha scatenato le polemiche riguarda l’autorizzazione dal 1 gennaio a usare i contanti per i pagamenti fino a cinquemila euro, mentre il 1 gennaio 2022 il limite era stato fissato a mille euro, come in Francia.

Il provvedimento, sostenuto dalla Lega, è un cambio di rotta rispetto ai governi precedenti. Il partito del vicepresidente del consiglio Matteo Salvini aveva addirittura proposto di alzare il tetto a diecimila euro, ma la presidente del consiglio Meloni si è opposta.

“Girare con valigette piene di contante non risponde alle necessità dei cittadini, ma corrisponde piuttosto alle tentazioni di corrotti ed evasori”, ha detto Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 stelle. La polemica mette in luce le zone d’ombra di un paese che fa fatica a far emergere l’economia sommersa. “Alzare il tetto dei pagamenti in contanti a cinquemila euro è poco sensato per un governo che ha promesso di occuparsi dei più poveri, perché è un provvedimento che riguarda solo chi ha mezzi economici”, commenta Leonardo Becchetti, professore di economia all’università Tor Vergata di Roma. “Chi paga con cinquemila euro in contanti lo fa per evadere le tasse”, precisa.

L’informatizzazione dei pagamenti accelera, anche grazie al covid-19, ma l’Italia è ancora molto dipendente dal denaro in contante. Nel suo ultimo rapporto, intitolato “Verso un’Italia cashless”, il centro studi The european house-Ambrosetti osserva che l’Italia, terza economia della zona euro, è al venticinquesimo posto su 27 stati dell’Unione europea per numero di transazioni con carta pro capite. Anche se il rapporto sottolinea che nel 2021 il 57 per cento degli italiani ha fatto più pagamenti senza contanti rispetto al 2020, altri dati dimostrano l’importanza del contante nell’economia italiana, nonostante dal 2012 le attività commerciali abbiano l’obbligo di avere gli strumenti per il pagamento elettronico. Il centro studi ha fatto un sondaggio presso quattrocento aziende italiane: nel 2022 il 25 per cento non ha attivato alcun pagamento elettronico né ha intenzione di farlo.

Oltre alle critiche dell’opposizione, sulle disposizioni contenute nella finanziaria del governo Meloni si sono concentrati anche i dubbi della Banca d’Italia. “I limiti all’uso del contante, pur non fornendo un impedimento assoluto alla realizzazione di condotte illecite, rappresentano un ostacolo per diverse forme di criminalità ed evasione”, ha spiegato il 5 dicembre Fabrizio Balassone, capo del servizio struttura economica della Banca d’Italia, in un’audizione davanti a una commissione parlamentare. “I nostri studi suggeriscono che soglie più alte favoriscono l’economia sommersa, c’è inoltre evidenza che l’uso dei pagamenti elettronici, permettendo il tracciamento delle transazioni, ridurrebbe l’evasione fiscale”, ha sottolineato l’economista.

Di fronte alle polemiche Meloni ha fatto marcia indietro, spiegando che “la soglia di sessanta euro era indicativa”. Inoltre, definisce le misure “di buon senso”, anche se sembra pronta a fare delle concessioni. Spera, però, che la questione della soglia dei pagamenti in contanti sia oggetto di un dibattito tra paesi europei. L’Unione europea segue da vicino l’Italia, avendo fatto della trasparenza finanziaria e della lotta all’evasione fiscale alcune delle condizioni non negoziabili per l’accesso ai soldi previsti dal fondo per la ripresa. Il mantenimento delle multe ai commercianti che rifiutano i pagamenti elettronici faceva parte delle condizioni per la concessione di 21 miliardi di euro che Roma si è vista versare nel primo semestre di quest’anno. Entro il 31 dicembre 2022 il governo dovrà convincere Bruxelles, in attesa del versamento di una nuova tranche di 19 miliardi di euro. ◆adr

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Questo articolo è uscito sul numero 1491 di Internazionale, a pagina 37. Compra questo numero | Abbonati