Avvicinandovi al monumentale edificio in mattoni rossi ai margini del centro storico di Pardubice potreste avere la sensazione di trovarvi davanti a una misteriosa fortezza orientale: una costruzione dalle mura irregolari sulle rive del fiume Chrudimka, una torre e una maestosa porta ad arco, come in un tempio dell’antico impero babilonese. Ma poi sulla facciata vedete la grande insegna bianca “Automatické mlýny” (Mulini automatici) e vi rendete conto di quello che gli abitanti del posto e gli appassionati di architettura di sicuro sanno. Cioè che questo bellissimo edificio dal fascino onirico fino a poco tempo fa era usato per produrre farina. A progettarlo più di cento anni fa per la ricca famiglia ebrea dei Winternitz fu Josef Gočár, stella del modernismo architettonico cecoslovacco.

La maestosa struttura, dove nel 2013 si macinava ancora il grano, oggi è circondata da un cantiere che indica l’arrivo di grandi cambiamenti. Da quest’anno nei luoghi dove per generazioni si facevano farine e pane, si terranno mostre, concerti e spettacoli teatrali. I bambini esprimeranno la loro creatività nei laboratori, mentre gli adulti berranno un caffè o si rilasseranno dopo il lavoro.

I politici locali parlano con entusiasmo di questo luogo unico che ha abbracciato la tendenza globale di trasformare ex fabbriche in vivaci centri culturali, attirando persone da tutto il mondo.

Un ruolo chiave nella conversione dei “mulini automatici” in centro culturale è stato svolto dall’architetto Lukáš Smetana, che decise di comprarli dall’azienda in un momento in cui i politici locali non mostravano interesse per il sito. Se non fosse stato per lui, una grande impresa edile avrebbe rilevato l’area e, probabilmente, ci avrebbe costruito appartamenti e uffici.

Smetana, oggi quarantenne, arriva in bicicletta all’incontro con i giornalisti nel centro di Pardubice. Ammette che al momento dell’acquisto non aveva idea di cosa avrebbe fatto di un edificio di valore storico: “Non avevo una visione generale. Ma ero sicuro che sarebbe comunque venuto fuori qualcosa”. E racconta una storia avvincente, unica, in cui i rapporti personali, le decisioni coraggiose e le coincidenze fortunate sono stati protagonisti.

Palla al balzo

Smetana non è originario di Pardubice e non conosceva l’edificio progettato da Gočár. Nel 2015 scoprì che i mulini automatici erano in vendita grazie a Zdeněk Balík, suo amico ed ex compagno di studi di architettura. Balík aveva letto della vendita sul giornale e, sia come architetto sia come originario di Pardubice, conosceva il valore del complesso. Inoltre il suo amico Smetana stava cercando un’opportunità d’investimento. Colse la palla al balzo e gli telefonò. “Gli dissi di comprarlo, perché il posto aveva un enorme potenziale. Non sapevo cosa ne avremmo fatto, ma una soluzione l’avremmo sicuramente trovata”, ricorda Balík.

Balík conosce l’edificio in mattoni fin da bambino e ricorda come di notte si sentisse il ronzio delle macchine che setacciavano la farina. Durante gli studi all’Università tecnica ceca di Praga apprese che Josef Gočár realizzò l’opera tra il 1911 e il 1926 per ordine della famiglia Winternitz. I fratelli Egon e Karel Winternitz assunsero il giovane architetto prima che diventasse famoso; gli stabilimenti di Pardubice furono una delle sue prime grandi commissioni.

Anche se era un edificio a uso industriale, Gočár lo progettò in modo che fosse bello. S’ispirò al romanticismo inglese, creando un edificio in mattoni rossi e, attingendo al vicino castello della famiglia Pernštejn, lo rifinì con merli neo­rinascimentali a coda di rondine. Pochi anni dopo fu necessario costruire accanto al mulino un silo per lo stoccaggio del grano: Gočár decise ingegnosamente di collegare le due strutture con un arco che ricordava la porta di Ishtar dell’antica Babilonia. Secondo Balík è proprio questo elemento a conferire alla costruzione il suo misterioso fascino.

I proprietari dei mulini morirono nei campi di concentramento. Dopo il 1948 l’impianto fu nazionalizzato ma in seguito alla caduta del muro di Berlino fu privatizzato, come molti altri nella Repubblica Ceca, e acquistato dall’azienda alimentare austriaca Goodmills. Questa nel 2013 decise di disfarsi dello storico edificio e, poiché i suoi rappresentanti conoscevano il valore del sito, fecero prima una proposta alla città. In quel momento c’era un’ondata d’interesse da parte della comunità e furono organizzati diversi eventi per convincere il comune di Pardubice a comprare la fabbrica e trasformarla in un centro culturale, sull’esempio delle città progressiste europee. Il comune però rifiutò l’offerta e nel 2015 la Goodmills aprì la vendita a tutti i possibili acquirenti. Così Balík avvisò il suo amico Smetana.

Smetana è un architetto e deve la sua fortuna alla progettazione di impianti di biogas. Prima del 2014 lo stato ne finanziava la produzione, quindi era un’attività piuttosto redditizia, e Smetana ne costruì diverse decine. “Avevo guadagnato e cercavo un posto dove investire il denaro”, ricorda. Dopo la dritta di Balík, Smetana vide una foto dei mulini, che costavano 25 milioni di corone (poco più di un milione di euro). Senza esitare informò l’agenzia immobiliare che era interessato all’acquisto. “Al prezzo di due grandi appartamenti a Vinohrady, un quartiere residenziale di Praga, mi sarei aggiudicato un terreno nel centro di Pardubice. Pensai che se anche non ci avessi fatto niente, non ci avrei comunque perso”, racconta.

La vendita fu condotta all’asta: i partecipanti potevano fare un’offerta riservata e le due più alte sarebbero passate al secondo round. Smetana ricorda che si presentarono anche grandi imprese immobiliari, una delle quali arrivò in finale insieme a lui. Smetana offrì 20 milioni e vinse. Perché costruttori esperti non avevano offerto di più per un appezzamento così redditizio? “Mi dissero che avevano paura di avere problemi perché si trattava di un sito di valore storico. Un costruttore vuole tirare su appartamenti e non discutere per anni su un permesso”, afferma Smetana, che nel 2016 diventò il nuovo proprietario dei “mulini automatici” insieme a sua moglie Mariana. Con il loro amico Balík cominciarono a pensare a un progetto che desse un nuovo significato a quella costruzione.

La giusta atmosfera

“Fu un lavoro di squadra, un lavoro creativo di composizione e disegno”, ricorda Smetana, che voleva lasciare l’area inattiva finché non avessero trovato la formula giusta. S’immerse completamente nella ricerca: consultava gli archivi per studiare la storia locale e saperne di più su Josef Gočár. Frequentava lezioni sui possibili usi delle aree dismesse. Così, in compagnia di Balík, visitò alcuni stabilimenti recuperati in Germania, come l’ex gigantesca fabbrica tessile di Lipsia, trasformata in un polo culturale e artistico noto come Baumwollspinnerei.

Diverse persone cominciarono a contattarlo per affittare dei locali nel sito che, oltre agli storici mulini, comprendeva anche vari edifici amministrativi più recenti, come garage o magazzini. “I musicisti cercavano uno spazio per le prove, i pittori uno studio, l’officina di riparazione per le case galleggianti un laboratorio”, spiega Smetana. Accolse le loro richieste perché aveva imparato che un recupero graduale non solo creava un’atmosfera interessante, ma faceva anche risparmiare sui costi per la sicurezza. A insediarsi per primi furono un panificio e una pasticceria, si tenevano mercatini e concerti, e il luogo prendeva vita. Smetana non si preoccupava troppo del fatto che lo spazio non fosse completamente a norma. Come dice, era “una lotta partigiana” che un comune o un grande costruttore probabilmente non avrebbero affrontato. Affittando parti dei locali, Smetana riuscì non solo a coprire i costi di gestione, ma anche a capire che questo luogo, con la sua atmosfera, attirava molte persone.

Tuttavia, lui e Balík non erano ancora riusciti a trovare una funzione appropriata per l’edificio principale. Le cose sono cambiate nel 2018, quando tre famosi architetti, Ladislav Lábus, Josef Pleskot e Petr Všetečka, sono arrivati in città. Erano stati invitati dalla regione di Pardubice, che cercava una nuova sede per la galleria della Boemia orientale. I tre non hanno avuto dubbi nel raccomandare l’area dei mulini. “Mi hanno detto che in città non c’era posto migliore. Così ho cominciato a negoziare con Lukáš Smetana”, ricorda Roman Línek, vicepresidente della giunta regionale.

Anche il comune di Pardubice era alla ricerca di posti dove costruire moderni laboratori per trasmettere ai bambini l’interesse per le materie tecniche. L’obiettivo era creare uno spazio multifunzionale in cui imparare a programmare, fare esperimenti e giocare con i robot. L’area dei mulini di Josef Gočár era adatta sia per la sua posizione strategica nel centro della città sia per il fatto di essere un’ex fabbrica. Il comune cercava anche una sede per il museo civico di arte contemporanea.

Smetana era interessato alle proposte della regione e del comune. Sperava che le loro idee sarebbero state sostenute da ingenti contributi e dai fondi europei (cosa che in seguito è avvenuta). Tuttavia, dopo anni di lavoro, gli dispiaceva vendere il suo progetto e non avere più voce in capitolo. Alla fine Smetana ha firmato un contratto di vendita con la regione per 22 milioni di corone (pari a 915mila euro) che prevedeva la trasformazione del mulino in una galleria d’arte. Poi ha offerto al comune il magazzino di stoccaggio dei pacchi di farina al piano terra per sette milioni di corone (poco meno di 300mila euro), che sarebbe stato ricostruito per ospitare laboratori e il museo civico. Ma ha posto una condizione: entrambi i progetti sarebbero stati creati sotto la sua guida. Avrebbe scelto lui gli architetti, così avrebbe indirizzato il risultato finale. Smetana è rimasto proprietario dell’area restante che comprendeva, tra le altre cose, lo storico silo del grano.

Lavori in corso

La concezione generale dell’area è di Zdeněk Balík: una piccola piazza formata da un lato dagli edifici storici del mulino e del silo e, dall’altro, da diverse case nuove in mattoni, cemento rosso o lamiera arrugginita per abbinarsi cromaticamente agli edifici originali di Gočár. Il nuovo edificio più grande ospiterà un laboratorio per bambini e il museo civico, mentre gli edifici più piccoli saranno uffici, appartamenti, ristoranti e negozi. Un parco farà da ingresso all’area. Smetana e Balík hanno deciso di demolire le piccole strutture destinate a uffici e magazzini, che Smetana aveva dato in affitto, perché non si adattavano al progetto.

Inoltre, secondo Balík e Smetana, ogni parte del complesso doveva essere disegnata da un architetto diverso. Per la conversione dell’ex mulino in galleria hanno scelto Petr Všetečka, che a Zlín aveva già progettato la riconversione degli edifici in mattoni dell’imprenditore ceco Tomáš Bata. “Eravamo certi che Všetečka avrebbe operato con sensibilità e che sapeva come trattare con chi si occupa della tutela del patrimonio”, spiega Smetana. La struttura, quasi ultimata, è collegata da una sezione verticale che porta luce ai singoli piani. Nel sito è rimasta anche una parte dei macchinari del mulino.

La costruzione dell’edificio, dell’officina e del museo civico è stata affidata all’architetto Jan Šépka. È suo il progetto di un nuovo massiccio edificio in cemento rosso e lamiera arrugginita accanto al mulino. Nella parte superiore ci saranno otto laboratori, in basso il museo. “È un’architettura forte e audace”, commenta Smetana. Il terzo edificio, anche questo quasi finito, è un silo storico ricostruito. Ospiterà la Fondazione Smetana, che si occupa della gestione dell’area, un teatro e spazi espositivi. Se ne occupa lo studio Prokš Přikryl. “Hanno cercato di conservare la forma grezza del luogo in cui era immagazzinato il grano”, spiega Smetana. Il visitatore deve stare attento alla testa quando passa tra i contenitori di cemento a forma di imbuto. Può anche entrare nei serbatoi o camminare su passerelle d’acciaio.

Sul tetto dell’edificio, che è ancora collegato al vicino mulino dall’originaria porta di Gočár, c’è una terrazza con una bellissima vista panoramica. Dietro la superficie luccicante del fiume Chrudimka si vede il castello rinascimentale e il centro storico di Pardubice. Oltre i confini della città si estende la piatta regione polabica, interrotta solo dal vicino monte Kunětice con il suo castello.

Dal terrazzo Smetana indica un’abitazione vicina, dove ora vive con la moglie e i figli: durante il lavoro ai mulini si è affezionato a Pardubice, e da Praga si è trasferito qui. Poi indica un mucchio di terra sotto il silo, dove sorgerà la sua nuova casa. La costruzione di questa parte, dove ci saranno altri palazzi, uffici e ristoranti, non è ancora cominciata. “È un progetto a tempo indeterminato”, dice Smetana. Gli edifici del museo, i laboratori e la piazza invece cominceranno ad accogliere i visitatori a settembre del 2023. “Sono certo che questo posto avrà un significato culturale nazionale”, si rallegra Smetana.

L’ago della bilancia

Anche i rappresentanti delle istituzioni sono entusiasti. “I mulini automatici saranno per Pardubice quello che Dolní Vítkovice è per Ostrava”, afferma il vicesindaco di Pardubice, Jakub Rychtecký, riferendosi alla famosa area industriale nella capitale della Moravia-Slesia, che, dopo essere stata trasformata in monumento culturale, attira decine di migliaia di visitatori. Anche il vicepresidente regionale Roman Línek è soddisfatto: “Sarà un luogo capace di attirare non solo i cechi, ma anche gli stranieri”. E sottolinea come il successo dell’operazione dipenda dall’intervento di enti pubblici, che hanno ottenuto centinaia di milioni in finanziamenti europei, cosa che Smetana da solo non avrebbe potuto fare. Qui sarà investito quasi un miliardo di corone.

La simbiosi tra settore pubblico e privato è elogiata anche da Miroslav Janov­ský, che ha rappresentato il comune e la regione nel progetto: “Penso che questo sia un perfetto esempio di cooperazione tra un investitore privato, la pubblica amministrazione e le risorse europee”. Tuttavia, secondo lui, il valore di questo tipo di progetti non può essere quantificato. “Città di provincia come Pardubice lottano per coinvolgere persone qualificate e di talento. Centri culturali ed educativi come questo sono uno dei fattori che possono far muovere l’ago della bilancia nella direzione sperata”, dice un funzionario del governo locale. E con un sorriso aggiunge che, secondo lui, Smetana è la prova vivente che le cose stanno andando nel verso giusto: “Viveva a Praga, e si è trasferito a Pardubice”. ◆ ab

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Questo articolo è uscito sul numero 1494 di Internazionale, a pagina 62. Compra questo numero | Abbonati