In una domenica di sole nel lussuoso quartiere di Ginza, a Tokyo, un gruppo di ragazzi fa la fila davanti al teatro Kabukiza. In realtà non sono lì per assistere a uno spettacolo di kabuki: si sono messi in coda – alcuni anche per due ore – per un tavolo al caffè Kissa You. Sulla porta è appesa un’insegna al neon verde con la scritta “You” in corsivo, mentre una squadra di giovani cameriere in grembiule bianco si occupa dei clienti. Questo kissaten (tipico locale tranquillo dove bere tè o caffè, diffuso in Giappone dai primi del novecento) serve un menù classico – omuraisu (omelette con riso), tramezzini, caffè e melon soda – fin dalla sua apertura, nel 1970. Entrare è come fare un viaggio indietro nel tempo. Il fascino rétro dello spazio è palpabile.

Kissa You non è l’unico locale a trarre vantaggio da queste vibrazioni del passato. A dicembre l’app Mercari, un mercatino delle pulci online, ha annunciato che alla fine del 2022 le ricerche di “prodotti rétro dell’epoca shōwa” hanno registrato un’impennata, con articoli come le console Nintendo in cima alla lista. L’analisi dell’app mostra che gli acquisti di giochi e articoli di hobbistica dell’era shōwa sono cresciuti di circa il 50 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021. C’è effettivamente qualcosa di vintage nell’epoca shōwa – il periodo corrispondente al regno dell’imperatore Shōwa, dal 1926 al 1989 – che permea la nostalgia contemporanea. In anni dominati dai social network e da tendenze in rapida evoluzione, l’estetica e le esperienze di quel periodo continuano ad attrarre le nuove generazioni.

Crescita senza freni

L’epoca shōwa ha lasciato un segno indelebile sul Giappone moderno, dalle turbolenze dell’autoritarismo e dalle devastazioni della guerra all’umiliante crollo economico e al boom successivo. L’imperatore Shōwa, alla nascita chiamato Hirohito, salì al trono il 25 dicembre 1926. Giovane e con diversi viaggi alle spalle, regnava su un paese che sembrava intenzionato a mettere da parte i vecchi modi per reinventarsi e diventare una delle nazioni culturalmente più ricche del mondo. Probabilmente quell’epoca non riuscirà mai a slegare la sua immagine dai primi tempi, segnati dal militarismo e dalla guerra, ma è un aspetto che viene spesso tralasciato dal fenomeno dello shōwa rétro. “L’epoca shōwa è presentata in Giappone attraverso una narrazione fondamentalmente eroica e ottimista”, spiega James Farrer, docente di sociologia alla Sophia university di Tokyo. “Trascurando tutte le complesse e controverse questioni del periodo bellico, la storia racconta soprattutto il modo in cui i giapponesi hanno superato la tragedia e le difficoltà della guerra per diventare un paese ricco, pacifico e moderno”.

Con il passare del tempo, anche il Giappone andò avanti. Il dopoguerra fu un periodo di rinnovamento. Sostenuto dai nuovi legami con gli Stati Uniti alla fine degli anni quaranta e all’inizio degli anni cinquanta, il primo ministro Shigeru Yoshida si concentrò sulle relazioni militari con Washington e promosse una politica economica che puntava a una crescita senza freni. Funzionò. Il Giappone crebbe rapidamente, diventando la seconda economia al mondo dopo gli Stati Uniti, un’impresa descritta come un “miracolo”.

I decenni successivi – il periodo di massimo splendore dell’epoca shōwa – furono pieni di successi. Il 18 dicembre 1956 il Giappone entrò nelle Nazioni Unite. Meno di dieci anni dopo diventò il primo paese ad avere una linea ferroviaria ad alta velocità, la Tōkaidō shinkansen, inaugurata il 1 ottobre 1964. Nello stesso anno si tennero le Olimpiadi di Tokyo, una novità assoluta per l’Asia. A quel punto l’economia si era completamente ripresa dalla seconda guerra mondiale.

All’inizio degli anni settanta, il paese si avventurò con successo nello spazio con il lancio del satellite Ōsumi. Negli anni ottanta la sua industria automobilistica diventò la più grande al mondo. Anime, manga e sushi si diffusero in occidente. Ovunque nelle case comparvero televisori giapponesi e walkman Sony, e si scatenò una battaglia tra le console per videogiochi Nintendo e Sega (e il vincitore, alla fine, fu il soft power giapponese).

I giapponesi avevano un tenore di vita più alto rispetto a oggi. Fu un’epoca d’oro, che oggi viene idealizzata e che fu definita non solo dagli eventi, ma anche, da un certo punto in poi, da un design audace e da spazi che caratterizzarono le aree urbane. I prodotti del tempo erano un riflesso della libertà data dalla crescita economica: qualsiasi cosa, dagli articoli per la casa come tazze e piatti con stampe floreali a intere vetrine dei negozi, incorporava motivi di design coraggiosi, un uso creativo dei colori e una grafica innovativa. Poi, però, lo stile shōwa è passato di moda. I giovani dell’era heisei (1989-2019) volevano creare una loro identità, e presero il sopravvento la semplicità e il design ergonomico.

Un izakaya di Naka-Meguro, Tokyo, Giappone, 2021 (Stanislav Kogiku, Sopa/Lightrocket/Getty)

Ma l’attrazione per gli ideali shōwa è stata abbastanza forte da riportare all’ovile anche la generazione heisei. In un saggio del 2006 intitolato The depths of the shōwa rétro boom (La profondità del boom dello shōwa rétro), lo psicologo e teorico dei media Tatsuo Inamasu osservava che “il boom dello shōwa rétro ha continuato a rafforzarsi” negli ultimi anni. Uno degli esempi più recenti è quello del 2021, quando è stata inaugurata una shōtengai (strada commerciale) in stile anni sessanta nel parco divertimenti Seibuen di Tokorozawa, nella prefettura di Saitama. Un articolo in merito sottolineava come i kissaten stessero “vivendo una nuova popolarità”, come capsule del tempo in cui i clienti potevano “godere di un’atmosfera e di un ambiente autenticamente vin­tage”.

Oltre ai kissaten, anche i gadget e i dischi dell’epoca continuano a trovare acquirenti, mentre i bar imitano gli stili e i design di decenni fa, anche se adattati all’epoca dei social network. Farrer ritiene che questa tendenza a guardare al passato non sia semplicemente legata ai like su Instagram. “Quello che attrae di più non è l’eccesso sfarzoso della fine degli anni ottanta, ma la relativa semplicità degli spazi creati negli anni sessanta e settanta”, dice. “Oltre ai kissaten, c’erano gli izakaya (locali informali dove bere alcolici accompagnati da piatti semplici). Gli izakaya alla buona degli yokochō (vicoli) nati nel dopoguerra hanno un’atmosfera underground e sudicia che piace ai giovani d’oggi, che non hanno molti soldi e forse sentono un legame con i ragazzi di allora”. Questi locali si distinguono da quelli impersonali delle grandi catene. Per una popolazione sempre più urbanizzata, aggrapparsi al passato rappresenta una ricerca d’identità, un’impresa in città in costante mutamento e ripensate per i giorni nostri.

Molti spazi autenticamente shōwa stanno sparendo a causa di progetti di riqualificazione, come nel caso di Palm, una lunga shōtengai nel quartiere di Shinagawa, a Tokyo. La ristrutturazione ha cancellato vecchie attività, tra cui il kissaten Coffee Taro (aperto nel 1981), sostituendole con un nuovo negozio della catena di mobili Nitori e un supermercato.

Questa tendenza non è affatto specifica di Tokyo. “In tutte le città giapponesi la riqualificazione cancella i luoghi del passato”, dice Farrer. “A perdersi non è solo il legame con un’idea di storia locale, ma anche uno stile di consumo in cui ristoranti, caffè e bar erano gestiti in modo indipendente e sostenuti da una comunità di clienti abituali. La riqualificazione va quasi sempre di pari passo con l’aziendalizzazione e con uno stile di vita più anonimo”.

Un nuovo pubblico sta “scoprendo” i kissaten per la prima volta. Il loro fascino sta nella personalità dello spazio e nell’immutabilità di ciò che offrono, che si tratti del menù, con prodotti come il melone verde e gli spagetti naporitan, oppure dell’estetica, con interni eleganti e rilassanti e caratteri futuristi anni cinquanta, o ancora dell’atmosfera tranquilla e informale.

Questi capisaldi shōwa popolano regolarmente i feed dei social network, profili Instagram o eventi in discoteca, come la Shōwa kayō night, che si autodefinisce “serata dj nostalgica” che si tiene ogni mese nel quartiere di Shibuya. La cosa sorprendente è che non sono i dankai sedai (i baby boomer, nati nel dopoguerra) a rivivere il loro passato, ma sono gli appartenenti alla zetto sedai (la generazione z, i nati tra il 1997 e il 2012) che scoprono qualcosa di nuovo. La lunga coda al Kissa You, per esempio, era piena di persone che sembravano troppo giovani per aver giocato con le prime console Nintendo. E tanto meno per essere state clienti abituali dei kissaten nel loro periodo di massimo splendore.

Una nuova generazione di locali oggi cerca di emulare quello stile, conservando nel presente una parte di passato

Parco a tema

Shigemi è una delle tante persone che trovano ispirazione in quel periodo, nonostante siano nate dopo. Quest’artista di Tokyo analizza il design e gli spazi dell’epoca per dare forma alle sue creazioni, che vanno dalle fanzine alle installazioni, dai gioielli “bizzarri” ai caffè pop-up. Per Shigemi l’unica cosa che conta è la baburu jidai (“epoca della bolla”, all’incirca tra 1985 e 1991), gli ultimi anni dell’era shōwa. “Mi attrae l’alta domanda di attività materiali e spirituali provocata dal boom economico e dalla frenesia dei consumatori”, dice Shigemi. “Tutti avevano un atteggiamento impetuoso e audace nei confronti della vita”.

Nella sua recente fanzine, “Guida con pregiudizi ai ristoranti cinesi di Kabuchikō”, l’artista ha parlato di Aoba, un ristorante taiwanese che secondo lei incarna l’estetica shōwa. “L’estetica modernista e la tecnologia che permeavano ogni aspetto di quell’epoca hanno rivoluzionato l’arte visiva giapponese”, dice Shigemi. “Anche se sono di un’altra generazione, credo che i colori vibranti, l’audacia e la forte energia di quegli anni siano ciò che attrae le persone oggi”.

Creativi come Shigemi ritengono che l’era shōwa rappresenti un senso di possibilità espressiva illimitata. Quel periodo riflette una visione positiva, un’ammirazione per la tecnologia e le prospettive futuristiche. Proprio mentre gli spazi classici dell’era shōwa stanno scomparendo o sono lasciati in rovina, l’influenza del suo design si è rafforzata.

Una nuova generazione di locali oggi cerca di emulare quello stile, conservando nel presente una parte di passato. L’area che circonda la stazione di Shibuya, a Tokyo, negli ultimi anni ha subìto un rinnovamento su larga scala. Di questo fa parte Miyashita Park, un centro commerciale con un’enorme e nuova strada dei bar chiamata Shibuya yokochō. La strada con le insegne al neon imita l’estetica del passato in un modo elegante e adatto ai social network, e ogni fine settimana i suoi numerosi ristoranti traboccano di giovani entusiasti. Questo spazio nuovo di zecca ispirato all’era shōwa è particolarmente interessante: perché un autentico vicolo di bar dell’epoca, il Nonbei yokochō, rimane nell’ombra a pochi passi di distanza. “Non c’è dubbio che i nuovi yokochō siano modellati dalla nostalgia per un genere più informale di spazio sociale”, dice Farrer. Secondo lui però le repliche non sono in grado di riprodurre “la convivialità degli originali” né di fornire spazi per piccole attività davvero indipendenti. “Alla fine si tratta di ristoranti come quelli delle grandi catene, con personale part-time”. Secondo Farrer questi luoghi rappresentano uno “stile da parco a tema, in cui viene ricreata solo l’immagine della vita sociale urbana, non la sua realtà. La cosa contrasta totalmente con gli autentici yokochō dell’era shōwa, come Yanagi Kōji a Nishi-Ogikubo, dove piccoli ristoranti e bar indipendenti ospitano ancora comunità diversificate e vivaci”.

Da sapere
Dove trovare lo spirito shōwa

◆La città di Ōme, vicino a Tokyo, promuove attivamente la sua atmosfera shōwa, poster di film dell’epoca affissi ovunque, vie dello shopping vecchio stile e un museo di prodotti di quel periodo.

◆Ad Atami, città sul mare in voga nell’epoca shōwa e poi passata di moda dopo la crisi degli anni novanta, diversi ristoranti servono ancora piatti originali della prima rivisitazione giapponese di ricette occidentali, come l’omuraisu o gli spagetti naporitan.

◆A Tokyo il Rhythm Cafe di Shibuya ogni mese organizza la Shōwa kayō, una serata di musica dell’epoca. Sempre nella capitale, la Kirakira Tachibana shotengai è una via di vecchi negozi di prodotti alimentari come oden (zuppa) e nori (alghe essiccate). Lo Showakan è un museo che conserva tutto ciò che è legato alla vita durante e dopo la seconda guerra mondiale. Due volte all’anno a Tokyo si tiene lo Shōwa retro ichi, un mercatino delle pulci dedicato agli oggetti di epoca shōwa. Tokyo Weekender


Una nuova personalità

Lo “stile da parco a tema” a cui si riferisce Farrer appare in tutta la sua evidenza nella shōtengai del parco divertimenti Seibuen, che mira a riprodurre completamente un paesaggio urbano dell’era shōwa, con le grida dei proprietari di alimentari, i telefoni pubblici, i tabaccai e i negozi di articoli elettronici che espongono i prodotti dell’epoca. Ma, proprio come i nuovi yokochō, un parco a tema non è la realtà.

La rielaborazione dell’era shōwa sta producendo una sorta di remix: si vede negli anime o nei manga, nei kissaten o in un izakaya. Una persona non potrà mai sapere cosa si provava a vivere in quel periodo, ma può prenderne degli elementi e rielaborarli come qualcosa di nuovo. Così, influenza la cultura e il design attuali. Questa tendenza nostalgica non è solo estetica, soprattutto dopo l’isolamento sociale causato dalla pandemia. “A mio avviso, lo shōwa rétro nasce dal desiderio di rapporti umani più intensi, in una fase in cui tutti hanno sperimentato una drammatica riduzione delle relazioni sociali a causa del distanziamento”, dice Farrer.

Nuovi spazi come Rebon, un elegante caffè in un sentō (bagno pubblico) ristrutturato nella zona intorno alla stazione di Iriya, e Dagashi Bar, una piccola catena di izakaya ispirati ai dagashiya (negozi di dolci tradizionali) stanno entrambi creando qualcosa di nuovo che non è né autenticamente shōwa né heisei. La Tea Room Ginza, un kissaten nella zona di Ebisu, ha un’atmosfera ancora fresca, con la cabina per il dj, la palla stroboscopica e l’atmosfera giovanile, nonostante sia aperto dal 1962.

Mentre la folla aspetta di sedersi in alcuni dei caffè dell’epoca più alla moda, e mentre altre istituzioni decennali svaniscono nell’oscurità, procedendo nell’era reiwa, che si è aperta nel 2019 con l’ascesa al trono di Naruhito, speriamo di celebrare la mentalità aperta e il senso di modernità, gli spazi conviviali e la comunità dell’era shōwa. ◆ ff

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Questo articolo è uscito sul numero 1511 di Internazionale, a pagina 58. Compra questo numero | Abbonati