Il risveglio del Pantanal comincia con il rumore di una piccola barca che naviga lungo il fiume Mutum in direzione della baia di Siá Mariana, nel comune di Barão de Melgaço, nello stato brasiliano del Mato Grosso. Mentre si aspetta il sorgere del sole, nella baia regna il silenzio. Poi l’orizzonte assume tonalità nuove, tra l’arancione e il rosso, fino a quando tutti i colori del mattino si rivelano.

Il viaggio di ritorno è immerso nel cinguettio degli uccelli. Sulla riva del fiume si vedono una poiana dal collare in cima a un albero, diversi aironi locali in volo e un caimano jacaré pronto a uscire dall’acqua, il che sembra voler dire che l’alba del Pantanal è finita.

Questa zona umida, una delle più estese al mondo, ha un’enorme biodiversità. La popolazione e il turismo hanno sofferto per gli incendi del 2020 (che hanno distrutto circa 25mila chilometri quadrati di vegetazione e ucciso migliaia di animali) e per la pandemia di covid-19. Ora il piano di rilancio statale sta riportando i visitatori nel Mato Grosso, facendogli scoprire dei percorsi per conoscere la cultura locale, dalla musica alla quotidianità nel Pantanal. Un esempio di queste nuove attrazioni è la visita al museo della viola de cocho, a Santo Antônio de Leverger, trenta chilometri a sud di Cuiabá, la capitale del Mato Grosso. In questo museo dedicato a una piccola chitarra tipica della regione, si può incontrare il liutaio Alcides Ribeiro, che è un profondo conoscitore della materia. La sua famiglia è arrivata alla quarta generazione di artigiani e controlla tutto il processo della fabbricazione della viola de cocho, strumento a corde il cui corpo è costituito da un unico pezzo di legno. Nel museo è possibile scoprire le tecniche di lavorazione del legno e ascoltare dal vivo il suono di questa specie di chitarra.

Per conoscere la storia del Mato Grosso conviene visitare la comunità Quilombola Mata Cavalo, a Nossa Senhora do Livramento, cinquanta chilometri a sud di Cuiabá. Questi 14mila ettari erano stati donati nel 1883 a degli ex schiavi, sottratti da alcuni proprietari terrieri (durante gli anni della dittatura, 1964-1985) e poi ripresi dallo stato con il ritorno alla democrazia. Qui le famiglie lavorano insieme: chi può dà il proprio contributo nell’insegnamento nella scuola Tereza de Conceição Arruda (un edificio pubblico in cui ci sono classi dalla scuola primaria fino alle superiori) e nel confezionamento di prodotti artigianali.

I visitatori possono anche immergersi nella natura e passare alcune ore in una fazenda e gustare il quebra-torto, come viene chiamata la colazione dei lavoratori della regione: riso, carne secca, farofa (contorno salato della cucina brasiliana) con banana e uovo fritto. La degustazione si svolge nella Estância Maués, antico caseificio a Leverger.

Un’altra opzione è quella di trascorrere una giornata nel Rancho São Jorge, a Poconé, un comune ancora più a sud, dove si può andare a cavallo, accompagnare gli allevatori e i loro animali e riposare su un’amaca al suono della viola de cocho.

I più avventurosi possono ammirare il tramonto a bordo di un kayak sulle acque del fiume Paraguay, nella città di Cáceres, 220 chilometri a est di Cuiabá. Il fiume nasce nel Mato Grosso e poi attraversa la Bolivia, il Paraguay e l’Argentina.

In attesa del giaguaro

La fauna e la flora restano l’elemento prevalente delle visite nella regione. Il panorama riempie gli occhi e compensa le difficoltà che s’incontrano nelle strade sterrate. Il segnale del cellulare e il wifi non ci sono sempre, per cui è necessario informarsi in anticipo sulla copertura per evitare sorprese. La biodiversità del Pantanal attira gli appassionati di uccelli e i fotografi di tutto il mondo. Lisa Canavarros, proprietaria dell’Aymara Lodge, a Poconé, racconta che metà dei suoi ospiti arriva dall’estero, soprattutto dal Regno Unito e dagli Stati Uniti. Questo interesse si riflette nella composizione del personale dell’albergo, di cui fanno parte biologi di São Paulo e guide per offrire un servizio qualificato.

Anche i visitatori provenienti dall’America Latina arrivano per lo stesso motivo, come conferma la guida Waldir Telles, che ha accompagnato gruppi di argentini insieme a un ornitologo. I safari e i percorsi in barca sono le attività che offrono un’immersione nella natura ancora più intensa, con buone possibilità d’incontrare un giaguaro, il più grande felino delle Americhe. L’osservazione dei giaguari è organizzata dagli alberghi e dalle agenzie turistiche e può svolgersi anche in aree protette come il Parque Estadual Encontro das Águas, nella regione di Porto Jofre.

Per tutelare la fauna sono state avviate varie iniziative, a cominciare dal coinvolgimento delle comunità e dei proprietari terrieri in progetti per il recupero degli animali selvatici e il reintegro nel loro ambiente. La ong Panthera si occupa della protezione dei felini, soprattutto del giaguaro e dell’ocelotto del Pantanal. Secondo Fernando Tortato, coordinatore dei progetti di Panthera, il turismo incentrato sull’osservazione dei giaguari è un’attività relativamente recente, con meno di 25 anni di vita. Il periodo più favorevole per vedere il felino è la stagione secca, da luglio a ottobre, quando gli animali si concentrano lungo i fiumi e gli specchi d’acqua. I giaguari vanno lì in cerca delle loro prede, come i caimani o i capibara.

Non esiste un orario specifico. Le auto e le barche partono intorno alle sei del mattino. Alcuni visitatori tornano negli alberghi dopo qualche ora, mentre altri restano fino alle sei del pomeriggio per avere più possibilità di vedere un esemplare. Durante il nostro viaggio è nei pressi di Poconé che abbiamo visto più esemplari. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1546 di Internazionale, a pagina 64. Compra questo numero | Abbonati