13 luglio 2020 14:46

Per la prima volta dalla fine del lockdown, il 21 giugno, più di duecentomila persone sono state costrette al confinamento nell’area intorno alla città di Lleida, in Catalogna, a causa di un aumento dei casi di covid-19. Ma un tribunale locale ha sospeso la decisione delle autorità catalane rifiutandosi di ratificarla perché “contro la legge”. La decisione può essere soggetta ad appello e le autorità locali stanno cercando di capire come risolvere la questione dal punto di vista giuridico. “Non avremmo deciso di imporre di nuovo il lockdown se non fosse assolutamente necessario”, ha detto Alba Vergés, responsabile della salute nella regione. Il presidente catalano Quim Torra ha annunciato che interverrà nelle prossime ore con un decreto che fornirà copertura legale alle nuove misure contro l’epidemia nella regione.

In Spagna ci sono attualmente settanta focolai, di cui quello di Lleida è tra i più preoccupanti. Secondo le autorità i nuovi contagi sono legati agli stagionali impiegati nell’agricoltura nel nord del paese. Altri focolai sono stati individuati in Galizia e nei Paesi Baschi, dove il 12 luglio ci sono state le elezioni regionali, le prime dall’inizio della pandemia.

Le altre notizia sul virus

  • L’11 luglio più di diecimila persone sono scese in piazza a Tel Aviv, in Israele, contro il governo, accusato di aver adottato misure economiche insufficienti per aiutare settori particolarmente colpiti dalla crisi legata alla pandemia. Liberi professionisti nei settori dell’ospitalità, del turismo e dello spettacolo hanno riempito piazza Rabin e sfilato per le strade principali della città, dove la polizia si è scontrata con i manifestanti e ne ha arrestati venti. Dopo le critiche per l’inadeguatezza e i ritardi dei primi due pacchetti di aiuti, il 9 luglio il governo aveva annunciato il trasferimento dell’equivalente di 1.915 euro sui conti dei liberi professionisti entro una settimana.
  • Nel giro di una settimana, più di novanta persone sono risultate positive al nuovo coronavirus in tre basi militari statunitensi sull’isola di Okinawa, in Giappone. Le due strutture con il maggior numero di casi sono state messe in isolamento. La presenza delle basi americane sull’isola, che ne ospita gran parte del totale in Giappone, è da sempre motivo di scontento tra gli abitanti dell’isola, incluse le autorità locali. Il governatore di Okinawa Denny Tamaki ha avanzato “forti dubbi” sulle misure di contenimento del virus adottate dall’esercito statunitense. Tamaki ha inoltre criticato il fatto che per il 4 luglio i soldati hanno avuto il permesso di uscire a festeggiare nelle spiagge e nei locali pubblici dell’isola.
  • Il Regno Unito non parteciperà al programma dell’Unione europea per la ricerca del vaccino contro il covid-19. La decisione deriverebbe dal timore che le discussioni in sede europea possano ritardare di sei mesi la diffusione del vaccino e che siano imposti dei limiti nella distribuzione. Ma eventuali limiti, scrive il Financial Times, servono a garantire che ci siano dosi sufficienti per il resto del mondo.
  • Il Sudafrica ha vietato di nuovo la vendita di alcolici e introdotto nuove misure restrittive perché i contagi non accennano a calare. Imposto il coprifuoco e l’uso della mascherina anche all’aperto. Il Sudafrica è uno dei paesi più colpiti del continente dalla pandemia, con più di 250mila infetti e oltre quattromila morti. Il governo stima che entro la fine dell’anno i decessi potrebbero arrivare a 50mila.
  • I falsi certificati di negatività al covid-19 venduti illegalmente in Bangladesh da reti criminali rischiano di portare il paese al disastro. Lo scrive il Dhaka Tribune in un’inchiesta secondo cui nel traffico sono coinvolti anche operatori sanitari e dipendenti di ospedali, grafici e informatici. Oltre a intercettare le persone in coda per sottoporsi al test, i criminali entrano in contatto con gli acquirenti anche tramite annunci pubblicati sui social network. Il giornale bangladese aggiunge che oltre all’Italia, anche la Corea del Sud e il Giappone hanno sospeso i voli da e per il Bangladesh dopo che alcuni cittadini bangladesi, muniti di certificati falsi, sono risultati positivi. Alla questione il Dhaka Tribune ha dedicato anche un editoriale.

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