Se il giorno durasse ventiquattr’ore in più, le dedicherei sicuramente alla lettura dei giornali egiziani. Ma il tempo è poco, e mi trovo schiacciata tra le tentazioni della piazza (ci sono manifestazioni e discussioni ovunque), la ricca informazione che arriva da giornali e tv, e i miei doveri di reporter. Quello che ho imparato è che la rivoluzione ha sommerso i giornalisti egiziani di vere notizie da raccontare, come non era mai successo negli ultimi anni.

Questo è solo un esempio di quello che ho trovato sui giornali di mercoledì 2 marzo. Il tribunale dove vengono giudicati gli ex funzionari del regime cambierà sede per motivi di sicurezza. La giustizia indaga su una speculazione a opera di alcuni uomini d’affari e dei figli dell’ex ministro dell’interno, oggi in prigione. Gli studenti dei licei manifestano per chiedere la modifica dei programmi scolastici.

Dopo le proteste delle frange giovanili dei Fratelli musulmani contro la leadership del movimento, la guida suprema Mohammed Badie ha deciso di incontrare duecento ragazzi per ascoltare i loro suggerimenti. Contrariamente a quanto dichiara il ministero dell’interno, un numero imprecisato di persone che hanno partecipato alle rivolte sono ancora detenute in diverse carceri della città. I movimenti che hanno fatto la rivoluzione del 25 gennaio hanno convocato un’altra grande manifestazione per il 4 marzo: l’obiettivo è rovesciare il governo di transizione guidato da Ahmed Shafiq.

*Traduzione di Nazzareno Mataldi.

Internazionale, numero 887, 4 marzo 2011*

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it