10 ottobre 2017 12:30

È un uomo imprevedibile e può cambiare idea. Non sappiamo cosa deciderà, ma al momento è probabile che l’11 o il 12 ottobre Donald Trump informi il congresso che l’Iran non rispetta le disposizioni del compromesso sul nucleare raggiunto con le grandi potenze a luglio 2015.

Se fosse così, non si verificherebbe un ritiro automatico degli Stati Uniti dall’accordo, ma spetterebbe al congresso decidere se ripristinare la sanzioni economiche contro Teheran. In ogni caso emergerebbe una situazione nuova sulla scena internazionale.

Con un congresso che dovrebbe assumersi le sue responsabilità nei prossimi sei mesi, avremmo da un lato la Casa Bianca a spingere per la rottura dell’accordo che Trump considera il peggiore che gli americani abbiano mai sottoscritto, e dall’altra Cina, Russia, Iran, Unione europea (per bocca di Francia e Germania) e Regno Unito a sostenere l’accordo.

Un favore agli estremisti iraniani
Sarebbe uno scenario mai visto. Sull’argomento emergerebbe una completa rottura delle alleanze che danno forma al mondo dalla fine della seconda guerra mondiale, perché oltre a Trump e ai due principali avversari dell’Iran, ovvero l’Arabia Saudita e Israele, nessuno vorrebbe vedere la morte di questo compromesso in base al quale l’Iran ha provvisoriamente rinunciato a costruire la bomba atomica in cambio della cancellazione delle sanzioni economiche.

Ma allora perché Trump si è lanciato in questa avventura? Al momento non è chiaro. Forse il presidente degli Stati Uniti vuole riallacciare i legami con l’Arabia Saudita che si sono allentati durante l’amministrazione Obama. Forse vuole semplicemente mostrare i muscoli più del suo predecessore, che annovera l’accordo sul nucleare tra le sue grandi conquiste. O magari ha trovato un accordo con la destra israeliana al potere, che gli ha promesso un rilancio dei negoziati di pace con i palestinesi in cambio della cancellazione del compromesso iraniano.

Non è facile dirlo adesso. Quel che è certo è che l’ala più estremista del regime iraniano ne approfitterà per mettere sotto accusa il capo di stato, Hassan Rohani, e chiedere all’apparato religioso di alzare i toni contro gli Stati Uniti sul piano militare, mentre gli europei, insieme a russi e cinesi, tenteranno di salvare l’accordo.

Se falliranno, se il congresso preferirà seguire Donald Trump invece di ascoltare i loro consigli, bisognerà scegliere tra due opzioni, entrambe catastrofiche: lasciare che l’Iran si doti dell’arma atomica o bombardare le strutture nucleari di Teheran. Tra due giorni il mondo potrebbe diventare ancora più pericoloso di quanto non lo sia già adesso.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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