02 febbraio 2012 00:00

Come si può modificare l’immagine di una città? A questa domanda, a cui cercano di dare una soluzione eserciti di esperti di comunicazione e di turismo, la capitale cambogiana offre una risposta eclatante. Basta cambiare il senso di lettura. Fino a cinque anni fa, atterrando a Phnom Penh, contrariamente a quanto succedeva in tutte le altre capitali asiatiche, si era colpiti per la visione della dolce estensione della città, adagiata senza forti contrasti sulla riva del fiume Tonlé Sap. Una città in cui quasi nessun edificio superava i due piani di altezza. Questa fluidità urbanistica, immediatamente visibile davanti e intorno al visitatore, si ritrovava per le strade, dove regnava la cortesia e il rispetto degli altri, anche se gli imbottigliamenti e un’infinità di veicoli a due ruote rendevano talvolta faticosa la circolazione.

Poi la città ha cominciato a cambiare. Oggi, durante la discesa in aereo, l’occhio incontra immediatamente edifici alti dai venti ai quaranta piani, sull’isola di Koh Pich, ma anche al centro della città. I cambiamenti sono evidenti anche camminando per le strade: cantieri che spuntano come funghi, intere zone sono state sgomberate e il lago del centro, antico polmone, colmato, al prezzo delle peggiori violenze sociali. Ora a Phnom Penh bisogna levare lo sguardo. Per modificare l’immagine di una città basta obbligarci a una lettura verticale e non più orizzontale.

Internazionale, numero 934, 3 febbraio 2012

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