06 giugno 2014 09:00

Per la mia bimba di due mesi l’unico modo di comunicare è il pianto. Come farò a capire quando le normali esigenze si trasformeranno in capricci? Non voglio che cresca viziata, ma sentirla piangere mi spezza il cuore.–Mattia

Fidati, quando sarà un capriccio te ne accorgerai: perché un pianto da pannolino sporco è ben diverso da una crisi calcio-rotante che si consuma sul pavimento del salotto quando spegni la tv per andare a letto (peggio ancora se il cartone non è finito). Più che spezzarti il cuore, quelle urla ti spaccheranno i timpani.

E anche se per alcuni genitori la frase “è stanca” serve a giustificare le scenate della figlia fino al raggiungimento della maggiore età, un pianto di stanchezza non ha nulla a che vedere con le lacrime a spruzzo di quando trascini una bambina fuori da un negozio di giocattoli senza averle comprato nulla (peggio ancora se hai comprato un regalo di compleanno per una sua amichetta). Io non credo all’idea del piccolo ricattatore di pochi mesi che ti costringe a fare tutto quello che vuole a suon di urla: i capricci sono cose da bambini, non da neonati.

E a volte sono cose da adulti, perché un genitore che pur di non alzarsi in piena notte sostiene che è per il bene del figlio, secondo me sta facendo un capriccio bello e buono. Oggi hai tra le braccia un esserino di poche settimane e, considerando per quanto poco tempo resterà tale, hai il permesso di evitare di farti spezzare il cuore tutte le volte che vuoi.

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