**Martha C. Nussbaum, **Non per profitto

Il Mulino, 160 pagine, 14,00 euro

I lettori di Internazionale conoscono la tesi di Martha Nussbaum: oggi l’educazione scolastica è considerata solo uno strumento per favorire lo sviluppo economico e privilegia la trasmissione di conoscenze direttamente spendibili sul mercato. Per formare cittadini democratici in grado di migliorare il mondo presente, al contrario, bisognerebbe costruire un sapere critico, incentivare la conoscenza dei diversi gruppi umani e stimolare la capacità di mettersi nei panni degli altri. Ispirandosi a esperienze che vanno dalla pedagogia di Rabindranath Tagore ai migliori dipartimenti delle università statunitensi, la filosofa di Chicago propone di riempire i programmi didattici di logica argomentativa, storia e geografia globali, letteratura e arte.

In molti punti l’analisi è condivisibile, ma resta qualche dubbio sull’idea che sia la “cultura umanistica” ciò che oggi è più minacciato. I dati sconfortanti sulle iscrizioni ad alcuni corsi universitari scientifici (come matematica) e la standardizzazione delle conoscenze trasmesse in ogni ambito fanno pensare che il confine da tracciare non sia tanto tra sciences e humanities, ma tra saperi applicati, che tendono a essere controllati, e saperi di base, astratti dalla loro funzione, necessari per studiare in modo critico e libero con quel metodo “socratico” che la Nussbaum giustamente auspica.

Internazionale, numero 887, 4 marzo 2011

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