09 settembre 2010 00:00

A cura di Philip Gourevitch, Paris Review. Interviste II

Fandango, 486 pagine, 22,00 euro

Con una rapida prefazione di Orhan Pamuk, il secondo volume che raccoglie le interviste con scrittori della Paris Review non è meno appassionante del primo.

Ci sono scrittori scomparsi e altri autori attivissimi e le date degli incontri vanno dal 1953 (Graham Greene, troppo breve) al 2006 (Stephen King, ridondante) ma passando per i grandissimi Faulkner e Singer e per il poeta Robert Lowell ed Eudora Welty, e per le generazioni più vicine a noi, tutte anglofone con l’eccezione internazionale (troppo, ma nel 1981, quando è stata realizzata l’intervista, non era ancora l’astuto e bolso monumento a se stesso che ha finito col diventare) di Gabriel García Márquez.

Ci sono ancora il vecchio umorista dimenticato James Thurber, il post-moderno William Gaddis, il critico Harold Bloom che dice cose acute e utili, le ottime Toni Morrison e Alice Munro, l’australiano Peter Carey, quello di Oscar e Lucinda, oggi quasi dimenticato, e c’è anche James Baldwin, lo scrittore nero che evoca le sue molte difficoltà e le sue molte battaglie con una sincerità e una passione che danno voglia di rileggerlo.

Il senso di queste antologie e delle interviste, molto ben fatte, sta nella miglior conoscenza degli autori e del loro tempo, e si prova più gusto a leggere queste che non tanti romanzi appena usciti dalle tipografie.

Internazionale, numero 863, 10 settembre 2010

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