23 settembre 2010 00:00

Maria Barbal, Come una pietra che rotola

Marcos y Marcos, 152 pagine, 14,00 euro

Questa pietra di frana è il libro di esordio di una notevole scrittrice catalana, che per lungo tempo ha narrato campagne e monti del suo paese prima di arrivare a Barcellona e alla sua confusione o modernità, come già accade nelle ultime pagine di questo romanzo in prima persona che sembra una storia vera.

Conxa viene affidata dai suoi genitori, contadini poveri, a una zia senza figli e al marito di lei, contadini anche loro in un paese distante, e cresce tra campi e animali, in una Spagna arcaica e dura. E quand’è tempo si sposa con un giovane muratore e falegname, da cui avrà tre figli e che, quieto repubblicano, sarà ucciso durante la guerra civile.

Conxa invecchia, gli zii muoiono, e le figlie e il figlio si sposano. Lei finirà i suoi giorni in una portineria della grande città, quando dalla campagna ormai fuggono tutti. “Barcellona, per me, è una cosa molto buona. È l’ultimo gradino prima del cimitero”.

Forse Maria Barbal ha pensato a Un cuore semplice di Flaubert, di cui non ha ovviamente la misura stilistica. Ma si capisce il grande successo che in patria arride da anni a questo romanzo tutto al femminile, narrazione di un passato che ha riguardato milioni di persone – il mondo contadino e la sua fissità, bellezza, durezza – e che, in Europa, non sembra riguardare più nessuno.

Internazionale, numero 865, 24 settembre 2010

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