Mariapia Veladiano, La vita accanto

Einaudi, 170 pagine, 16,00 euro

Non è facile nel mondo contemporaneo – ma è sempre stato così – combattere contro il destino determinato dalle condizioni di nascita. Non è facile diventare “eroi”, e cioè padroni delle proprie scelte e della propria storia.

L’esordiente vicentina Veladiano offre scrittura densa, dialoghi fitti, personaggi prevalentemente femminili, propensione al melò, ambientazione veneta (e se ci sono influenze bisogna cercarle, ma quelli erano maschi, dalle parti di Piovene e di Parise, anche se il fondo cattolico di psicologie morbose ha qui una connotazione morale più netta e dura). Il suo libro narra cosa costa nascere brutta, per una bambina, per una donna, in un ambiente di presunti belli e “regolari”, in un ambiente borghese.

Una controllata distanza permette all’autrice di collocare la sua Rebecca, voce narrante e meditante viva e credibile, in un contesto altrettanto vivo e credibile. Ma a convincere è la tensione morale, la ricerca della via d’uscita dall’infelicità del destino scritto dal caso e dalla società. Veladiano e la sua Rebecca rifuggono dal consolatorio, dalla malinconica accettazione di una preventiva sconfitta, ed è nella solidarietà di alcune donne, le poche che vedono o sentono più a fondo di altre, che Rebecca trova la sua strada, la qualità su cui far leva.

E vale per tutti: si trova una strada se si ha o ci si dà una passione e uno scopo.

Internazionale, numero 887, 4 marzo 2011

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