30 agosto 2021 15:54

Ubah Cristina Ali Farah
Le stazioni della Luna
66thAnd2nd, 202 pagine,16 euro

Una delle nostre più deste case editrici, dal nome impossibile, ci fa dono di un romanzo di uno dei nostri autori migliori, una scrittrice e poeta nata a Verona da madre italiana e padre somalo e vissuta a lungo a Mogadiscio, finché la guerra civile glielo ha permesso. Torna qui agli ambienti degli altri romanzi, Madre piccola e Il comandante del fiume, offrendoci due personaggi femminili tra i più vivi della nostra letteratura recente anche per il loro rapporto con la storia con la s maiuscola, e con radici non meno forti delle loro ambizioni.

Sono Ebla, che ha vissuto il passato della colonia, e Clara, sua figlia di latte. All’intorno, un mondo di sentimenti e tensioni forti, di scelte difficili ma su solide convinzioni, di contrasti tra l’intimo e il sociale diversi da quelli di tanti superficiali romanzi d’oggi, scritti da chi sembra mancare di salde basi e salde convinzioni, e si muove sulle strade più ovvie e ripetitive, tra autofiction e blandi sociologismi, fiacchi sentimenti e sbadiglievoli ripetizioni e, di recente, aggiungendoci un po’ d’inchiesta per dare un po’ di senso a quel che fatica a trovarne. Ebla e Clara sono personaggi vivi e forti, le loro contraddizioni speranze passioni c’interessano perché hanno radici nella storia e non nella narcisistica nebbia di una letteratura populista come tanta politica.

Questo articolo è uscito sul numero 1424 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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