1. Boy & Bear, Three headed woman

Sognare una donna con tre teste che dorme col tuo migliore amico e tirarne fuori una bella ballata old fashioned. Questa specie di cugini australiani dei Mumford (ma in Australia ce li hanno gli orsi?) si possono vantare di un album di buon rock pastorale come Harlequin dream. C’è sempre un sogno da qualche parte nella loro musica che pure è così associabile a grandi spazi aperti, feste campestri e bei ragazzi neo-rural che imbracciano la chitarra e per la loro bravura si sottraggono alla corvée del granaio. Piacevoli e passeggeri come un bel tramonto.

2. Fanfarlo, Let’s go extinct

La band è agguerrita nella grande arena alternativa londinese, glassata di songwriting svedese, elegante negli arrangiamenti, sempre un mandolino o un glockenspiel in agguato, il violoncello dietro l’angolo, quella malinconia del grande nord, quel senso di tenebra introspettiva. I Fanfarlo sono interessanti, anche senza fare grandi cose per l’umore. Potrebbero essere i Bon Iver della primavera, anche se l’album loro inneggia all’estinzione. Forse una sana e consapevole estinzione, un bel Let’s get lost collettivo è un’opzione da contemplare.

3. I break horses, Berceuse

L’ossessione nordica rimbalza dalla Svezia, patria di Maria Lindén con la sua elettro contemplazione dell’eterno notturno dell’ultimo album Chiaroscuro, che ti sembra un po’ di cullare e un po’ di seppellire due metri sotto terra. Verrebbe istintivo tirare in ballo Twin peaks e David Lynch e magari Julee Cruise l’eterna eterea, ma bisogna piuttosto andarsi a cercare il dipinto di van Gogh, sepolto nel paesotto olandese di Otterlo, da cui prende il nome questa ninna nanna. Trovare il primo barlume di chiaro nella nera notte del nord.

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