09 settembre 2014 09:00

1. Evì Evan, Tha xatho mikri mou

Blues mediterraneo da taverna, con alito di tzatziki e fiato del sax di Daniele Sepe. Rebetiki diadromi è l’album dispensa in cui la band ellenico-italiana conserva le ballate travasate dalle serate nelle osterie del Pireo e negli studi di registrazione con Vinicio Capossela o Moni Ovadia, o con la Sofia Lampropoulou virtuosa delle 72 corde del kanonaki, tutto un brindisi bohémien agli esuli e ai sopravvissuti di qualsiasi mondo difficile, con la tenace speranza che una fetta di goduria fresca si possa trovare in un arpeggio, un ritmo, una botta di oud.

2. Panos Mouzorakis e Kostis Maravegia, Fila me akoma

A Zacinto si passa da Ugo Foscolo che mai più toccherà le sacre sponde (se non sotto forma di busto nella piazza principale) a Jovanotti, con la sua canzone rifatta paro paro in greco (nel 2011, ma la amano ancora). E come si fa a non filarsela, nella sua semplicità espressiva pomodoro e olive (feat. feta)? Un giovane di Salonicco nato in Svizzera ha ellenizzato il Cherubini, e ci sta tutta questa cuginanza a cavallo dello Ionio e dell’Egeo, fatta di un sobrio sentimentalismo, denso di incomprensibile ma avvertibile pathos.

3. George Dalaras, Ta hrei tis kardias sou

E infine, tra il polpo e la moussaka del ristorante troppo turistico per non essere del tutto autentico, riscopri lo Springsteen greco, uno che il rebetiko e affiliati li mastica dalla nascita (nel 1950) e che dal 1968 traghetta dimotika (letteralmente, folk greco) verso le sponde del mondo (lavorando anche con Al Di Meola) e che grazie alle forze congiunte di Poseidone e di Shazam emerge da una cena in riva al mare con questa possente ballata dall’album Mikres polities (del 1974) e ti spezza il cuore con la complicità di una caraffa e di un bouzouki.

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