12 dicembre 2022 10:24

È uno dei più grandi scandali di corruzione ad aver colpito un’istituzione europea, nel caso specifico il parlamento dei 27. Eva Kailī, eurodeputata socialista greca nonché una dei 14 vicepresidenti del parlamento europeo, ha passato la notte in carcere in Belgio dopo essere stata interrogata e arrestata. Altre tre persone hanno subìto lo stesso trattamento. Si tratta di tre italiani, tra cui il compagno di Kailī e un ex eurodeputato, Antonio Panzeri.

L’aspetto più sorprendente della vicenda è che secondo i mezzi d’informazione belgi il paese accusato di aver “comprato” l’intercessione degli accusati sarebbe il Qatar, nel pieno del mondiale di calcio in corso nell’emirato. Doha ha immediatamente smentito, ma caso vuole che in settimana fosse in programma un dibattito sulla possibilità di permettere ai qatarioti di entrare nell’Unione europea senza visti. Il dibattito è stato annullato.

Nel frattempo è riemersa una dichiarazione con cui il mese scorso Kailī aveva accoratamente difeso il Qatar proprio mentre si discuteva un eventuale boicottaggio della Coppa del mondo. “Il Qatar è all’avanguardia nei diritti civili”, aveva dichiarato Kailī ironizzando su tutti quelli che chiedevano un boicottaggio, ma al contempo accettavano il gas qatariota. Parole che oggi assumono una valenza nuova.

Inutile immunità
Il piccolo mondo europeo di Bruxelles è sotto shock e ha avviato un’operazione per contenere i danni. La presidente del parlamento Roberta Metsola ha immediatamente privato Kailī del suo mandato di vicepresidente, mentre il Pasok, il partito socialista greco dalla reputazione già intaccata, ha espulso Kailī.

Non conosciamo ancora tutti i dettagli, ma nelle perquisizioni effettuate in diversi appartamenti di Bruxelles sarebbero stati rinvenuti e sequestrati 600mila euro in contanti. L’immunità parlamentare di Kailī è stata inutile perché, secondo la polizia belga, sussisteva la “flagranza di reato”.

Si possono creare sistemi di controllo e d’allerta per limitare le manovre illecite da parte degli stati (il Qatar non è l’unico) e delle aziende

Se i fatti saranno confermati, l’istituzione europea dovrà effettuare una seria autovalutazione, perché rischia di uscire indebolita dalla vicenda in un momento in cui è impegnata in un braccio di ferro finanziario con l’Ungheria di Viktor Orbán, al quale ora sarà più facile screditare Bruxelles.

Nessun individuo e nessuna istituzione mondiale può considerarsi del tutto immune dalla corruzione, che non sarà mai possibile cancellare completamente. Ma si possono creare barriere, sistemi di controllo e meccanismi d’allerta per limitare le manovre illecite da parte degli stati (il Qatar non è l’unico) e delle aziende.

L’Unione europea ha rafforzato molto la sua azione contro l’appropriazione indebita di fondi per gli stati membri. Un nuovo passo in questa direzione è stato compiuto nel 2021 con la creazione della procura europea anticorruzione (Eppo) nell’ambito dei fondi europei, guidata dall’agguerrita magistrata romena Laura Codruța Kövesi.

Tuttavia, secondo la ong Transparency international, l’Unione europea ha permesso che si sviluppasse una cultura dell’impunità al suo interno. Vale la pena notare che è stata la polizia belga, e non l’organismo apposito dell’Unione, a effettuare le indagini.

L’ong anticorruzione chiede la creazione di una struttura etica indipendente all’interno dell’Ue. Oggi questa richiesta appare più che mai sensata. L’Europa deve imparare la lezione da questa vicenda sconcertante.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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