Nelle elezioni primarie della destra francese la scuola è stata in primo piano. E ciò è di per sé interessante. L’ex presidente Nicolas Sarkozy ha fatto valere il suo impegno personale per combattere il décrochage, l’abbandono di troppi allievi prima di finire le superiori. È stato nettamente battuto. Alain Juppé ha presentato l’idea di non fare della scuola un discrimine tra destra e sinistra e ha ipotizzato moderati ritocchi ai programmi in vigore, senza ribaltamenti. Ed è arrivato secondo. François Fillon, come qui già s’è detto, ha riproposto l’impianto nazionalista e xenofobo che dovrebbe guidare un rifacimento radicale dell’insegnamento di storia e ha aggiunto che occorre reintrodurre filtri per passare da elementari a medie e per scegliere le superiori. E per ora alle primarie ha prevalso.

A destra piacciono le sue idee, anche se ne mostrano limiti e veri errori di fatto e gli si rimprovera il ritorno a una scuola deliberatamente classista. Qualcuno non si perde in critiche particolari. Jean-Claude Dupas, ex rettore dell’università di Lille, storico della letteratura e del teatro, nel suo blog (Le Monde, 23 novembre) ricorda il pensiero esposto da Nicolas Condorcet nel 1792 all’Assemblée nationale sull’instruction publique generalizzata. Senza questa persisterà sempre la distinzione in due classi: “Quella delle persone che ragionano e quella delle persone che credono a opinioni altrui. Celle des maîtres et celle des esclaves”. E, si sa, è difficile liberare gli schiavi che si credono liberi.

Questa rubrica è stata pubblicata il 2 dicembre 2016 a pagina 117 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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