05 maggio 2017 15:33

In Iraq è stata lanciata una campagna a favore di A. M. S., un curdo di 49 anni di Kifri, nel nordest del paese, giudicato colpevole di furto. Il 30 aprile un tribunale l’ha condannato a undici anni di carcere solo perché aveva rubato del latte artificiale e dei pannolini per suo figlio neonato. Davanti ai giornalisti l’uomo ha detto: “È vero, sono entrato illegalmente in quindici negozi e farmacie. C’erano anche contanti e merci costose, ma io ho preso solo il latte e i pannolini per il mio bambino, che aveva fame”.

A. M. S., padre di altri sei figli, è rinchiuso in prigione nella ricca città petrolifera di Kirkuk. Dopo essere venuti a conoscenza della sua storia, molti commercianti hanno ritirato le denunce. Ma si trova ancora in carcere. In segno di solidarietà centinaia di persone hanno mandato dei soldi alla famiglia. Sui mezzi d’informazione e sui social network la sua storia è diventata l’emblema delle ingiustizie della legge.

Decine di manifestanti si sono riuniti a Erbil, il capoluogo della regione autonoma del Kurdistan, per protestare contro l’incarcerazione di A. M. S., e ne hanno approfittato per denunciare i “ladri” nel governo, che non hanno ancora ricevuto nessuna punizione. L’organizzatore della manifestazione, Sami Germiani, ha dichiarato: “Invece di arrestare un pover’uomo, i giudici dovrebbero condannare chi fa contrabbando di petrolio e chi ha rapporti commerciali con i jihadisti del gruppo Stato islamico”.

(Traduzione di Francesca Sibani)

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