Cultura Libri
Il sogno del giaguaro
240 pagine, 19 euro

Per narrare l’epopea del Venezuela, paese “di manghi e di battaglie”, Miguel Bonnefoy dispiega un ampio diorama romanzesco, un’opera stregonesca che fa dialogare le anime antiche con quelle non ancora nate. Nel Sogno del giaguaro il Venezuela prende forma attraverso i destini intrecciati di una coppia e la ricostruzione delle vicende della dinastia dei Bracamonte, “esseri venuti con il vento”. Lo scrittore racconta di aver pensato fin dal principio a questi personaggi ricorrenti che si sarebbero incrociati da un libro all’altro, ma anche di essersi lasciato guidare da loro lungo il percorso. In questo romanzo la migrazione è anche ascesa sociale: Antonio, salvato da una “donna che non è sua madre”, diventerà il medico più famoso di Maracaibo e fonderà un’università. E poi gli esili si incroceranno: dopo che sua figlia, Venezuela, lascia la città per andare a vivere a Parigi, suo figlio Cristobal compie il viaggio inverso. Sposando a Parigi un cileno, Venezuela lega il paese del suo nome al Cile e alla Francia. Quando si lascia la propria terra, si liberano i fantasmi delle generazioni passate: il giorno della sua partenza lascia andare lo spirito di Teresa che aveva accolto suo padre, Antonio, alla nascita. Questa trasmissione di una memoria invisibile interseca una lingua del passato con un alfabeto del futuro. Bonnefoy descrive in modo magistrale quel momento in cui un destino individuale incrocia quello del proprio paese.
Juliette Einhorn, Le Monde

I quattro che predissero la fine del mondo
464 pagine, 19,50 euro

Ad Abel Quentin, romanziere e avvocato, piace lanciare allarmi. Nei suoi lavori ha spesso dato prova di ironia tagliente ma nei Quattro che predissero la fine del mondo, il suo terzo corposo romanzo, si confronta con le derive mortifere della nostra cultura della crescita a ogni costo. Quattro ricercatori di Berkeley senza alcun legame tra loro – la coppia statunitense Mildred ed Eugene Dundee, il francese Paul Quérillot, il giovane matematico norvegese Johannes Gudsonn – analizzano, per conto di un gruppo di industriali, banchieri e alti funzionari, le conseguenze della crescita. Ognuno con una competenza specifica: produzione industriale, inquinamento, risorse non rinnovabili e popolazione mondiale. Pubblicato nel 1972, il loro Rapporto 21 diventa un bestseller e semina preoccupazione: se non rallentiamo crescita industriale e demografica siamo condannati alla fine. Purtroppo, non seguirà alcuna presa d’atto concreta dei problemi. Quentin segue fino a oggi il destino dei Dundee, diventati allevatori di maiali nonostante il loro ecologismo; di Quérillot, ormai cinico e convertito all’industria petrolifera; di Gudsonn, diventato apostolo della decrescita. Ne risulta un affresco brillante che attraversa ambienti e luoghi diversi. Il narratore del romanzo, un giornalista idealista e un po’ spaesato, è l’unico personaggio farsesco di questo viaggio nel regno delle illusioni perdute dello sviluppo.
Fabien Pascaud, Télérama

Il concorso
224 pagine, 17,50 euro

La protagonista e narratrice è Sara Villalba che comincia a lavorare nell’amministrazione pubblica di una città qualunque. Il romanzo la segue nel suo percorso di perfezionamento verso il nuovo impiego: dalla perplessità passa alla comprensione e a una certa adattabilità all’immobilismo paralizzante delle cose. Quando cercherà di cambiare dovrà rendersi responsabile di una trasgressione che metterà a rischio il suo futuro lavorativo. Parallelamente, Sara prepara un concorso pubblico che le permetterà di avanzare nella carriera, ma senza troppa convinzione. Quel senso d’impotenza di fronte alla burocrazia che conosciamo bene dal lato del cittadino, qui è raccontato dal lato del lavoratore. Le cose cambiano per Sara quando finalmente arriva RPlic@, “un complesso programma di ricezione e gestione dei reclami, allo sviluppo del quale avevano lavorato per mesi tre funzionari dell’area informatica”. La conferenza stampa di lancio è un disastro: i microfoni non funzionano, la proiezione si blocca, l’informatico inciampa e Sara, alla quale hanno chiesto di fingersi giornalista per fare numero, ha l’impressione di assistere a una commedia farsesca. È impossibile leggere di labirinti burocratici senza pensare a Kafka, e la protagonista del Concorso sembra in tutto e per tutto un’anti Bartleby.
Aloma Rodríguez, El Mundo

La Realidad
224 pagine, 18,00 euro

Come il precedente romanzo di Neige Sinno, Triste tigre, La Realidad è un racconto autobiografico e iniziatico. E chi dice iniziazione dice conoscenza, e chi dice conoscenza dice espansione, fino a una guarigione improbabile e indefinibile. Da cosa? Dal male subìto, dalla solitudine e dal dolore. Sinno desidera avvicinarsi a “un’arte assoluta in cui i processi estetici corrispondano esattamente al movimento del corpo e dell’anima”. Si può sognare, e nel libro si sente che Sinno pensa che si debba farlo, ma senza farsi illusioni. Il libro comincia con un viaggio beatnik alla maniera di Bolaño verso un luogo simbolico del Messico: La Realidad. Siamo nel 2004 e la storia si conclude nel 2019 con un incontro di migliaia di donne, arrivate da ogni parte, che raccontano – ospitate e ascoltate dalle donne zapatiste: ciò che gli uomini gli hanno fatto subire, e continuano a fargli subire, in fin dei conti, da sempre. La Realidad crea una letteratura di lotta ma anche una letteratura amica in un mondo pieno di nemici.
Philippe Lançon, Libération

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1632 - 19 settembre 2025
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